Intanto, da noi. Si cerca di non vedere troppo della guerra. La vita qui scorre quasi uguale. I figli si laureano, qualcuno va in pensione, qualche bambino nasce. Si pensa al mare, finalmente.
Scoppiano però, ogni tanto, nelle città, come delle bolle di solitudine. Case in mezzo alle altre, ma estranee alla vita attorno. A Milano ieri, in una periferia borghese, un figlio ha soffocato la madre di 91 anni e si è ucciso. Aveva 57 anni, un ingegnere disoccupato. Un brav'uomo, lui e suo fratello, vivevano nello stesso stabile della mamma e le badavano. Lei, non pare fosse malata.
Mi immagino il silenzio nel palazzo, alla scoperta. Nessuno immaginava. (D'altronde, perfino in ascensore saliamo soli, dopo il Covid. Nei trenta secondi dell'ascensore almeno prima, se non per imbarazzo, qualcosa ci si diceva).
Bolle. Mi fan pensare queste storie, che continuano a ripetersi, a quelle bolle che da uno stagno immobile vengono in superficie silenziose, e si aprono. Là sotto nella sabbia, pesci, rospi? Una vita nascosta, che si avverte solo nell'attimo in cui la piccola bolla scoppia.
Ma non sono piccole le bolle di via delle Ande a Milano, o di via Scarlatti o di Lambrate. Dal di dentro sono enormi, e colme di vuoto. Si spera e si prega per l'Ucraina, è un dovere, ma bisognerebbe pregare per tutti. Per tante bolle di impenetrabile solitudine, che non vediamo.
© Riproduzione riservata