Il mercato dei prodotti biologici in Italia vale 2,6 miliardi di euro ed è il terzo in Europa. Soprattutto, ormai, ha assunto il significato di un segno, sicuramente da prendere con serietà seppur nella giusta misura. L'agricoltura biologica non riesce " e probabilmente non riuscirà mai " a sostituire l'intera produzione alimentare; la sua espansione indica però una tendenza, una ricerca di sicurezza e di salubrità che non può essere trascurata alla pari del ruolo che hanno, su un altro piano, le ormai centinaia di prodotti a denominazione di origine che popolano il panorama agroalimentare nazionale ed europeo.
Sostanzialmente, per i consumatori, si tratta in entrambi i casi di «cibi buoni e genuini», quelli di cui «ci si può fidare», quelli «di una volta». Prodotti biologici e prodotti DOP sono i sintomi di un mercato che da una parte diventa sofisticato ma che, dall'altra, continua semplicemente a cercare sicurezza. E può essere solamente così, visti i ripetuti e continui scandali più o meno grandi che si riversano sull'agroalimentare: dai polli alla varechina ai vini tagliati, dagli oli lampanti ai pomodori spacciati come italiani. Tutti episodi di dimensioni diverse e non comparabili fra di loro, ma che, agli occhi della gente, vengono invece equiparati ed omogeneizzati in una sorta di generale incertezza su quello che arriva sulle tavole di tutti. Con una aggiunta preoccupante: la creazione di una frattura, che rischia di aumentare, fra chi può spendere per acquistare sicurezza alimentare e chi, invece, deve affidarsi ai prodotti «normali», quelli su cui il dubbio, spesso infondato, permane.
A parlare, tuttavia, sono sempre i dati che, per il biologico, indicano che questo comparto arriva ancora oggi a coprire solamente l'1,8% dei consumi complessivi in Italia. Secondo l'Ifoam (International Federation of Organic Agriculture Movements) " che ha elaborato le statistiche in vista del del sedicesimo congresso mondiale del biologico, in programma dal 16 al 20 giugno a Modena " in Italia è interessante però constatare che al di là della produzione vera e propria, a crescere di più sono stati i canali commerciali non convenzionali: i gruppi di acquisto (+60%) e le vendite dirette (+37%). Ma forte è anche la performance degli agriturismi (+25%) e delle vendite via Internet (+20%). Così come lo è l'attenzione da parte di alcune Regioni. In otto anni, per esempio, la sola Emilia Romagna ha erogato 155 milioni di euro (pari al 18% delle risorse pubbliche disponibili), a favore di 3.296 aziende agricole biologiche (il 4% del totale). Quello che ne risulta è, quindi, un mercato alimentare variegato, sottoposto a pulsioni anche contrastanti, compresso da una situazione contingente non facile e per alcune fasce di reddito drammatica, influenzato dall'eco mediatica di vicende singole che rischiano però di avere impatti devastanti sull'andamento degli scambi e dei consumi.È un panorama totalmente diverso con il quale gli attori della filiera agroalimentare italiana non hanno ancora imparato a convivere fino in fondo.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: