Cercavo, sapete, uno di quei calendari d’Avvento con le caselle, da aprire una al giorno, per ultima la capanna di Betlemme. Lo prendevo sempre, ai bambini. Ma i figli sono diventati grandi. Ora che il maggiore dei nipoti ha 4 anni volevo per lui un calendario d’Avvento. Nelle cartolerie in cui sono entrata ne avevano esclusivamente però con Babbi, renne e slitte. «E con Betlemme, niente?» ho chiesto. «Non ci arrivano più», mi hanno risposto.
Cocciuta, vado sul web. Di calendari d’Avvento, mille, ma tutti nella nuova versione: Babbi, gnomi, e in ogni casella una caramella, un cioccolatino, veri. Tutte le marche di cioccolato hanno il loro calendario.
Però io mi ostinavo con quello con Betlemme. Ne ho trovato due, infine, nel Vermont, Usa: faranno un bel viaggio, fino a qui. Dopo averli ordinati ho pensato che gli editori cattolici di certo fanno ancora i calendari con Gesù Bambino.
Infatti: ma li si trova quasi solo nelle librerie cattoliche, che non sono molte. E, i libri? Ho girato il centro di Milano. A un mese dal Natale, in una lussuosa libreria di piazza Duomo, di volumi natalizi per bambini ce n’erano tanti: ma Babbi, Babbi, e renne ed elfi. La Natività, quasi scomparsa dall’immaginario natalizio commerciale. Certo la Natività c’è nelle chiese, nelle case di molti, e in non tutte le scuole. Raramente oltre questi confini. Il Presepe in un recinto: roba cristiana, fanno intendere, gentili, le commesse di Milano. In vetrina fila di libri sul Natale, ma non uno con Maria e Giuseppe, la capanna, i Magi. Infine in un negozio di quartiere, gente gentile, una commessa dice con un po’ di imbarazzo: «Ce ne deve essere qualcuno lassù, in quella cassa in bagno». Infatti qualcosa, non fresco di stampa, c’era ancora, e me lo sono portato a casa.
Cose da poco? Invece Betlemme censurata mi ha turbato. I credenti in Italia ancora non sono così pochi, e al Giubileo a Roma sono attese milioni di persone. Dunque, commercialmente parlando, la “domanda” di libri sulla Natività per bambini dovrebbe persistere. La risolvono solo le librerie cattoliche? Confesso, mi brucia questa sensazione di apartheid. Roba per “noi” soltanto.
È la cultura woke, mi sono chiesta? La rimozione di tutto ciò che non è culturalmente corretto, di quanto non è universalmente condivisibile con i non credenti, o credenti di altre fedi?
Di modo che la Natività sta in un angolo, per non dare fastidio. La storia dei due pellegrini stanchi che non trovavano un tetto, lei presa dalle doglie, e finalmente accolti in una stalla, fino a vent’anni ancora era tramandata ai figli. Ora è messa da parte, come un’ingenua fiaba. Invece così terribilmente attuale, quella coppia di migranti soli nella notte e nel freddo, che nessuno accoglie. E fino a qui, forse, ci starebbero anche quei due, nella nuova cultura “corretta”. Lo scandalo è quel bambino, nato da donna che non conosceva uomo; è la pretesa che quel bambino fosse il figlio di Dio. Come si fa a raccontare certe cose, ai bambini d’oggi?
Eppure vanno matti per renne, Babbi e gnomi. Quelli, non danno fastidio a nessuno. La piccola ricerca fra vetrine mi ha colpito: la fede comincia da piccoli, milioni e milioni di volte è ricominciata davanti a un presepe. Milioni di bambini, crescendo, poi l’hanno rinnegata. Ma rimaneva nel fondo della coscienza, silenziosa, Betlemme - quell’incredibile salvifico dono. A volte Betlemme riemerge, carsica, negli ospedali in cui vecchi soli pronunciano, sessant’anni dopo, una preghiera. In chi spereranno i nipoti, in Babbo Natale, in un giorno lontano? La tradizione cristiana allontanata dai bambini sa di decadenza di un mondo. Natale, è dire ai figli che Cristo è nato. Altrimenti renne, e slitte colme di regali, ma niente che resti - niente che duri per sempre.
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