Avvento: tra liturgia e cronaca conta il tempo della vita personale
venerdì 14 dicembre 2018
Tra i molti post in tema di Avvento che si possono incontrare online in questi giorni merita certamente di essere letto quello che Lucia Scozzoli ha rilasciato sul blog di Giovanni Marcotullio “Breviarium” ( tinyurl.com/y6v5yu4e ), del quale è collaboratrice abituale. La sua virtù consiste nella capacità di abbracciare in un unico sguardo di fede tre “tempi” che tendiamo a vivere in modo separato, direi anzi dissociato: il ciclico tempo liturgico, il tempo quotidiano della cronaca e il tempo, talvolta sfuggente, talvolta interminabile, della vita personale. E nell'indicare, alla fin fine, quest'ultimo come il tempo a partire dal quale sincronizzare gli altri due. L'impegno a farsi prossimi a un familiare stretto ricoverato in ospedale – un luogo dove l'attesa è la postura interiore prevalente, se non si fa parte dei sanitari – ha imposto quest'anno all'autrice tanto di lasciarsi scivolare addosso in fretta le notizie, drammatiche e violente, di questi giorni, dalla tragedia di Corinaldo a quella di Strasburgo, quanto di procrastinare i gesti abituali del periodo prenatalizio, come la decorazione della casa o la scelta dei regali da fare. Ma sia le vicende personali, descritte con il dovuto pudore ma senza omissioni, sia quelle narrate dalla cronaca, alle quali la Scozzoli accenna ma senza fare sconti, danno un nuovo risalto al «tono drammatico e cupo» delle letture che la preghiera comunitaria della Chiesa propone in questi giorni, nei quali invece si sarebbe più proiettati ad «accendersi le lucine dentro» e «decidere di essere sereni». Ne risulta la percezione che «Dio nasce proprio lì, dove il nostro numero è estratto a sorte e si beve fiele, perché è lì, tra i poveri della terra, che si attende per davvero. Bisogna essere vuoti, per farsi riempire. Il Natale non è la festa di chi sta allegro, ma la buona notizia per chi piange».
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