Avedon e quelle relazioni che scattano con un clic
lunedì 31 ottobre 2022

Nell’autunno del 1994, per iniziativa di Philippe Daverio, Leonardo Mondadori, Gianni e Santo Versace, a Palazzo Reale si aprì l’opportunità di ospitare una grande retrospettiva, "Evidence", che raccontava cinquant’anni di lavoro di uno dei più grandi fotografi del XX secolo, Richard Avedon. La mostra riscosse un enorme successo di pubblico, con più di 80mila visitatori. "Quella mostra - spiega Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale - contribuì ad arricchire la mission culturale di Palazzo Reale sebbene a quell’epoca non fossero neppure iniziati i lavori di restauro del piano nobile e della Sala delle Cariatidi. Cominciò a farsi strada l’idea di dedicare una parte della programmazione alla valorizzazione del linguaggio fotografico, che prima di allora era stato oggetto di iniziative piuttosto sporadiche e occasionali". A distanza di quasi 30 anni da quell’esposizione, le fotografie e il genio rivoluzionario di Richard Avedon continuano a incantare e a stupire dalle sale di Palazzo Reale per la mostra "Relationships". Relazioni. Quelle che il fotografo sapeva creare con grandi personaggi, modelle, mondi diversi, restituendo volti, corpi e figure attraverso immagini iconiche. Affascinanti ma nello stesso tempo semplici. D’altra parte la sua rivoluzione è nello sfondo bianco dei ritratti, l’eliminazione del superfluo per fare emergere le persone. Essenzialmente dive. Così come negli scatti di moda, sulla scia del grande fotografo ungherese Martin Munkácsi inserendo - è ancora Piraina a notarlo - "il movimento nell’immagine fissa. Aggiungendo l’anima e l’emozione, capaci di rivelare il lato psicologico più interiore della persona ritratta". Ma senza perdere la magia dello stupore. Come la "copertina" della mostra, con Nastassja Kinski, distesa sul pavimento abbracciata da un serpente. O la leggendaria foto della top model Dovima (in abito da sera Dior) con gli elefanti. "Spesso sento - raccontava Richard Avedon - che le persone vengono da me per essere fotografate come andrebbero da un medico o da un cartomante, per sapere come stanno. Quindi dipendono da me. Devo coinvolgerli".

Uno degli scatti più celbri di Richard Avedon, 'Dovima con gli elefanti, abito da sera Dior', Parigi 1955

Uno degli scatti più celbri di Richard Avedon, "Dovima con gli elefanti, abito da sera Dior", Parigi 1955 - © Richard Avedon

Fino al 29 gennaio, 106 immagini aiutano a ripercorre tutta la carriera del fotografo scomparso nel 2004, nella mostra promossa dal Comune di Milano-Cultura, prodotta e organizzata da Palazzo Reale e Skira Editore (che ha pubblicato anche il pregevole catalogo) in collaborazione con il Center for Creative Photography di Tucson (Usa) e la Richard Avedon Foundation. "Il fascino di queste foto - annota la curatrice Rebecca A. Senf - non è legato solo alla composizione, ma anche al senso di intimità che esse evocano". Ed ecco i suoi lavori, le copertine di Vogue, i ritratti e gli scatti con le sue muse, il rapporto speciale con Versace che si possono rivivere negli spazi di Palazzo Reale (martedì - domenica, consigliato il pre-acquisto, sito dedicato avedonmilano.it). "Con Avedon c’era fiducia assoluta - racconta Donatella Versace -. Fiducia nella sua luce. Fiducia nella sua narrazione Fiducia nella nostra visione comune". La "fiducia" che è "alla base delle relazioni migliori". E per Avedon - racconta la stilista - "le relazioni erano tutto. Con colleghi e amici, con il soggetto della foto e la storia che raccontavamo". "Guardate negli occhi i protagonisti dei suoi ritratti e perdetevi in una relazione immaginata. Le immagini di Avedon - conclude la stilista - ci raccontano una storia senza bisogno di parole. Colgono un momento nel tempo eppure rimangono eterne. Continuano a essere fonte di ispirazione per tutti noi". Dai servizi per le grandi riviste di moda ai personaggi che ha reso immortali, con scatti ripetuti anche a distanza di anni (come per il politico George Wallace o l’amico Truman Capote, con cui lavorò tanto), oltre a una batteria di celebrità da Bob Dylan ai Beatles, da Marylin Monroe a Andy Wahrol.

Il fashion, ma anche le battaglie per i diritti civili o quel servizio memorabile pubblicato su Rolling Stone nel 1976, The family, sulle élite del potere americano con i ritratti dei membri del Congresso americano. Nel 1965 ritrasse la famosa soprano Marian Anderson alla quale era stato vietato di esibirsi alla Costitution Hall perché era nera. Una decina di anni dopo realizzò la prima foto di una modella nera pubblicata su una rivista. Avedon era così. E così ha lasciato il segno nella storia della fotografia.

Una foto e 692 parole.

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