Non c’è momento più inevitabile di quello in cui un anno sta finendo per chiedersi cosa si possa fare in futuro per sentirsi migliori. O forse per sentirsi e basta. Magari imparare a chiedere scusa, desiderare poco, vivere di più, farsi meno domande, dare più risposte, osare... Ci ho pensato a lungo ma, per quanto mi riguarda, la lista dei buoni propositi per il tempo che verrà è più corta della lista dei buoni propositi che non sono riuscito a realizzare negli ultimi dieci anni. Eppure, dobbiamo essere affamati, direbbe Steve Jobs. Affamati di cose scintillanti, di storie di successo, di esempi che indichino una direzione di marcia. Un senso, prima ancora che un dissenso. E allora non è difficile sognare di imparare a ballare un tango, cosa che ho sempre desiderato. O di vedere da vicino l’aurora boreale, quella che inutilmente ho sperato di ammirare una notte in Finlandia a meno 20 gradi ma con il cielo irrimediabilmente nuvoloso. Oppure fare i fenomeni, puntare più in alto e progettare di riuscire a ballare un tango mentre sorge l’aurora boreale. Però si possono immaginare grandi cose anche a chilometro zero. Per esempio, smettere di lamentarsi, leggere un libro in più, afferrare il tempo, regalare un sorriso a chi non se lo aspetta, evitare di pretendere sempre dagli altri la risoluzione dei propri problemi. Diventare adulti, insomma. Profondi ma leggeri.
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