Attorno al “fogolâr”: Malignani e l’identità del Friuli
lunedì 24 maggio 2021

Ogni parte d’Italia probabilmente ne ha uno. Fotografi agli albori della fotografia, che con la loro passione e i loro primi strumenti hanno fissato persone, luoghi, civiltà e consegnato ai posteri visioni di un tempo che fu. Le foto dei nostri avi, le foto delle nostre città di una volta. Foto per lo più posate, costruite (con lo sguardo di oggi apparentemente kitsch), ma assolutamente straordinarie a livello culturale ed etnografico. A Palermo, sono preziose le documentazioni lasciate da una famiglia storica di fotografi, gli Incorpora (fra il 1860 e il 1940), che hanno fatto in Sicilia quello che all’inizio intrapresero a Firenze – e da qui poi con una fortuna e un’impronta straordinaria e unica per l’Italia e tutto il mondo – gli Alinari. Il territorio è pieno però di piccole storie, meno conosciute, ma non meno importanti per il valore storico di una terra e di un popolo.

Nel Friuli l’occhio del tempo, della fine del XIX, fu quello di Giuseppe Malignani (1812-1878). Pittore che scopre la fotografia dopo un viaggio in Carinzia e a Vienna. Eccellente ritrattista ma anche fotografo di attualità, artista polivalente (restauratore, autore di pale di altare notevoli anche se poco conosciute), la sua produzione è andata, purtroppo, per la maggior parte perduta durante la prima guerra mondiale. In numerosi archivi privati, in quello familiare e nella fototeca dei Civici Musei di Udine sono conservate sue fotografie che ne testimoniano le capacità artistiche.

Una serie di foto di Malignani sono custodite in un prezioso scrigno di memoria locale, il Museo Etnografico del Friuli, nell’antico Borgo Grazzano, a Udine. Ospitato dal 2010 a Palazzo Giacomelli, con un patrimonio di testimonianze fra il XVIII e il XX secolo, costituito grazie alle donazioni di Gaetano Perusini (a cui si deve, con la collaborazione di Lea D’Orlandi, il primo progetto museale del 1963) e di Luigi e Andreina Ciceri. Ci sono racconti di feste popolari, della vita domestica, fra il fuoco e il "fogolâr", lo spazio che riunisce tutta la famiglia. Ci sono le tracce del sacro, della religiosità popolare, ma anche della medicina, dei giochi e della musica. E poi l'arte della lavorazione dei tessuti e un'interessante mostra di capi di abbigliamento tradizionale. Un percorso per tutti, anche per i bambini attratti dalla sezione del "calendario", con le maschere che in Friuli si utilizzano ancora nelle feste della tradizione invernale. In questo percorso nella memoria e nelle tradizioni di una terra, non possono non esserci delle fotografie. Ed ecco le visioni lasciate da Malignani: foto che ritraggono coppie in costume della provincia di Udine, realizzate in studio e in posa, davanti a un fondale ricostruito, con alberi, colonne e tappeto erboso, secondo il gusto stilistico dell’“esotico di casa” che enfatizza l’“essere altro” della campagna rispetto alla supposta civiltà urbana; non a caso le zone scelte hanno a che fare con i margini geografici e i confini etnici della regione.

Donna ritratta con il costume di Marano, Museo Etnografico del Friuli

Donna ritratta con il costume di Marano, Museo Etnografico del Friuli - Giuseppe Malignani (1812-1878)

«Si tratta – afferma la direttrice del museo, Paola Visentini – di un patrimonio importantissimo, quello lasciatoci da Giuseppe Malignani, sia per il suo ruolo nella ricostruzione etnografica, sia per la comprensione del rapporto città-territorio. Sappiamo che nel 1883 a Udine ebbe luogo l’Esposizione provinciale che voleva dichiarare lo sviluppo del territorio, questo, negli intendimenti, doveva riconoscersi in una unità e contestualmente doveva contemplare e promuovere la grande diversità della realtà provinciale. In Giardin Grande, area a margine, ma tradizionalmente importante per la città di Udine, sfilano quindi coppie di paesi diversi, indossando il costume caratteristico: Marano Lagunare, Resia, San Pietro degli Slavi, Aviano, Frisanco. Questi stessi costumi confluiranno nelle collezioni del Museo del Comune di Udine e i figuranti saranno ritratti in riprese di studio con foto in posa nello Stabilimento Fotografico “G. Malignani”. Dal punto di vista del patrimonio museale le foto sono importanti per la documentazione che ci offrono di una vera e propria costruzione del costume. In quel periodo, per ripararsi dalle intemperie, vi era infatti l’abitudine di sovrapporre diversi abiti e di completare l’abbigliamento femminile con un elemento ritenuto fondamentale: lo scialle».

Foto che fanno parte di un filone ben più ampio, che individua il costume – spiega ancora Visentini – «come immagine coreografica della friulanità. E a questa corrente, negli anni Trenta dello scorso secolo, parteciperanno altri professionisti della fotografia che realizzeranno cartoline artistiche e pittoriche, offrendo l’immagine del costume friulano abbinato ai testi di villotte. La tradizione di fotografi professionisti in quegli anni è di grande rilevanza a Udine e cospicuo è il patrimonio da loro lasciatoci, per tale ragione l’Assessorato alla Cultura di Udine nel 2019 ha promosso il riallestimento del Museo Friulano della Fotografia una vera e propria “miniera” di oltre 200.000 tra negativi e positivi di vario formato».

Un patrimonio che ogni città dovrebbe ordinare e custodire come un tesoro. Perché avere un occhio sul passato è il modo migliore per avere una visione di futuro.

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