giovedì 19 giugno 2014

Nell’antico giardino dell’Eden, l’albero proibito era bello da vedere e desiderabile agli occhi. Ed è sempre vero: il giudizio passa dallo sguardo e lo sguardo implica il giudizio. Non ne facciamo quotidianamente esperienza? Da come guardiamo situazioni, persone e cose, dipende il nostro atteggiamento di fronte alla vita. Per questo, la Chiesa, a un certo punto della sua storia, desiderò fissare lo sguardo sull’Eucaristia, sacramento cardine della sua esistenza. Non le bastò più cibarsi dell’ostia, trovò necessario guardarla. La festa del Corpus Domini nacque proprio da qui: dal desiderio di ostendere e guardare quell’albero di vita che sta al centro del giardino della Chiesa.
Non mi sorprende, dunque, che l’artista Marc Chagall, fiero della sua ebraicità eppure totalmente aperto alla cattolicità, seppe apprendere e rielaborare in modo originale il segno eucaristico. Non a caso Chagall fu scelto per rifare le vetrate delle maggiori cattedrali della cristianità – distrutte durante la guerra mondiale – come Magonza e Reims. In quello che è il testamento spirituale dell’artista: il museo del Messaggio Biblico a Nizza, si può ammirare la tela della cacciata di Adamo ed Eva. Nel lussureggiante giardino dell’Eden un angelo, con la spada, scaccia Adamo ed Eva. La spada non è infuocata, ma è blu, quasi a significare il mistero di misericordia che soggiace a quel castigo. Adamo ed Eva sembrano correre sulle ali della lussuria, ma è solo apparenza: il gallo, infatti, contrariamente a quanto comunemente si pensa, è simbolo di risurrezione. Ed è proprio il gallo che addita ai progenitori la via per redimersi da quella fuga improvvisa. Il volatile volge lo sguardo verso la luce, l’albero della vita sulla cui sommità splende un disco bianco. Non si tratta del sole, che immerso nello stesso verde del giardino si trova nell’angolo alto a sinistra, si tratta invece della Presenza stessa di Dio nella cui luce si radica la Bellezza eterna. Il rimando all’Eucaristia, segno certo della Presenza divina e cibo per una vita che non muore, è potente. Chagall l’aveva già usato altre volte e sempre per significare la necessità di sollevare lo sguardo e fissarlo su quella Presenza di luce e di misericordia che ci dona la forza per riprendere il cammino della vita.
In una tela chiamata Exodus una processione si snoda lenta in una città fuligginosa. Tutto è grigio e la verzura di quel giardino delle origini sembra perduta per sempre. Il panorama è drammatico: incendi e devastazioni, una madre precipita con la sua creatura a testa in giù e un pendolo rotola nel vuoto, segno di un tempo che ha perso ormai ogni dignità. Eppure il popolo di Dio vive nella pace. Uomini, vecchi e bambini, madri e giovani spose camminano nella quiete accompagnati da Mosè che regge le tavole della legge. Dietro di loro risplende una Presenza, quella del Cristo eucaristico che spalanca le braccia della misericordia verso il mondo, anche quello a lui ostile. In alto nel cielo, anche qui, un gallo: sta eretto, verde di speranza e porta con sé un bambino. Solo chi spera può continuare a generare, solo chi genera è capace di speranza. Solo lo sguardo educato al Mistero può può farci percorrere passi di bellezza. Che le nostre processioni eucaristiche siano allora belle da vedere e desiderabili agli occhi, così saranno ciò che esprimono: un invito a guardare in alto, a riconoscere una Presenza che è luce e salvezza anche per chi non crede.
ImmaginiL’ostia e il gallo Immagini: Marc Chagall Adamo ed Eva scacciati dal Paradiso olio su tela cm 190x284 Museo del Messaggio Biblico Nizza. Marc Chagall, Exodus, 1952-1966, olio su tela,130×162 cm, Collezione Privata
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