Atalanta, quando prevale il valore “immateriale”
mercoledì 29 maggio 2024
La straordinaria vittoria dell’Atalanta in Europa League permette una riflessione sul rapporto fra il valore patrimoniale e il valore immateriale nel mondo dello sport e, nello specifico, nel mondo del calcio. Perché l’Atalanta è una delle pochissime squadre calcistiche che non ha nel proprio nome la denominazione della città o della regione cui appartiene (come noto “Atalanta” è una eroina della mitologia greca, nota per la sua maestria nella caccia), ma contemporaneamente è una delle espressioni più solide di vicinanza con il territorio, di identità, di valori condivisi da una comunità. I tifosi della “Dea”, l’Atalanta è chiamata anche così proprio per le ragioni sopra descritte, hanno un rapporto viscerale con una squadra protagonista della storia del calcio italiano, ma che dalla data della sua fondazione (il 17 ottobre 1907, grazie agli studenti liceali Eugenio Urio, Giulio e Ferruccio Amati, Alessandro Forlini e Giovanni Roberti che diedero vita alla “Società Bergamasca di Ginnastica e Sports Atletici Atalanta”) aveva vinto soltanto un titolo molto importante: la Coppa Italia contro il Torino il 2 giugno 1963, il giorno precedente alla scomparsa di Papa Giovanni XXIII, Angelo Roncalli, il Papa bergamasco. La comunità, travolta da quel dolore a poche ore di distanza da quella gioia sportiva, annullo rispettosamente ogni festeggiamento. Così il popolo bergamasco, sessantuno anni dopo quell’unica vittoria (oltre, naturalmente, a 5 campionati di serie B), dopo una pandemia che quella stessa comunità ha messo in ginocchio e che proprio da una partita di calcio subì un’accelerazione nel contagio che tanti lutti le generò, è potuta esplodere in gioia assoluta, senza freni. Una giornata incredibile, indimenticabile, che ha scritto la storia: se chiedete a un bergamasco di descrivere lo scorso 22 maggio faticherà a trovare un aggettivo capace di rendere l’idea di ciò che è successo. Ecco allora la riflessione promessa nelle prime righe di questo articolo, ovvero il rapporto fra valore patrimoniale e valore che ho definito “immateriale” di un club calcistico: se, nello scorso campionato, l’Atalanta fosse arrivata al quarto posto, anziché al quinto, avrebbe partecipato alla Champions League e non all’Europa League. Questo fatto avrebbe determinato una sensibile differenza nei conti della società, con un premio che avrebbe fatto entrare nelle casse dei nerazzurri una ventina di milioni di euro in più. Tuttavia probabilmente, anche se nello sport non esiste alcuna controprova, non avrebbe potuto vincere la manifestazione più importante d’Europa che si contenderanno, il prossimo 1 giugno, Borussia Dortmund e Real Madrid, torneo dal quale sono uscite nei vari step del tabellone società dal budget enormemente superiore all’Atalanta come Paris Saint Germain, Barcellona, Bayern Monaco, Manchester United, Arsenal e le stesse squadre italiane e “vicine di casa” dell’Atalanta, ovvero Inter e Milan. In sostanza: sarebbero stati più importanti una posizione migliore in campionato e venti milioni di euro in bilancio oppure la gioia infinita e indescrivibile del 22 maggio scorso? Provate a chiederlo a un tifoso dell’Atalanta (o anche a un semplice cittadino di Bergamo e della sua provincia, magari neanche troppo interessato al calcio): noi siamo abbastanza certi della risposta. © riproduzione riservata
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