Il testo non l'abbiamo ancora, ma il titolo sì: e allora la Rete, vanitosa della sua tempestività, si butta a scriverne. Sto parlando naturalmente dell'esortazione apostolica di Francesco deputata a raccogliere l'esito dei due Sinodi sulla famiglia: si intitolerà Amoris laetitia.Trovo il titolo bellissimo. Lo dico a partire dalla letizia che mi suscita l'amore che ricevo da mia moglie e dai miei figli. Un tipo di gioia particolare, spiega Treccani.it, «intima e serena». Perciò mi rammarico del fatto che – se ben intendo – non si preveda, per le traduzioni "nel vernacolare", di rendere laetitia con parola diversa da gioia (joy, joie, alegría, freude, alegria...): la stessa usata per tradurre il gaudium dell'altra esortazione apostolica bergogliana. Me lo fa supporre il fatto che tutti i colleghi - grandi firme - fanno questa scelta: da Moia (qui su "Avvenire") a Scaramuzzi ("Vatican Insider"), da Bobbio ("Famiglia cristiana") ad Accattoli (sul suo blog), quest'ultimo con il conforto di pescare la stessa espressione nella Porta fidei di Benedetto XVI. Idem le fonti straniere. Mi convinco perciò che la scelta non sia dei media, ma della Santa Sede. E avrà il suo perché. Peccato... Il potentissimo "Bibbia.net", interrogato, mi dice che nella versione italiana della Scrittura che attualmente leggiamo a messa c'è non poca letizia: 20 ricorrenze. Delle tre del Nuovo Testamento che faccio in tempo a verificare, una traduce quel che nella "Nova Vulgata" è exultatio (nel celebre sommario al c. 2 degli Atti degli apostoli), un'altra gaudium (all'inizio della Lettera di Giacomo) ma la terza, ancora dagli Atti degli apostoli, al c. 14, traduce proprio laetitia, a dire del sentimento suscitato nei nostri cuori dai doni di Dio.E poi c'è la «perfetta letizia» del celeberrimo fioretto di Francesco - il santo di Assisi del quale il Papa ha preso il nome. Come riuscirò a non chiamare "La letizia dell'amore" il nuovo documento?
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