domenica 21 maggio 2023
I tram partono dalla stazione di Hiroshima diretti verso l’ipocentro con la puntualità dei vagoncini turistici: numero uno, numero due, numero sei, il biglietto si paga nel momento in cui si scende, 150 yen nel luglio di tredici anni fa. Le fermate, annunciate al microfono dal conducente e da una caratteristica campanella che resterà nella mia memoria, frammista alla voce di Marguerite Duras nel celebre film di Alain Resnais, si susseguono come stazioni di uno stravolto rosario. Quando passiamo davanti all’arco Hondori scendo diretto verso il grande mall pieno di adolescenti in maglietta e cappellino: fiori cresciuti a mazzetti scomposti sulla città ricostruita. È un centro commerciale uguale ai nostri. Getto lo sguardo all’interno di una sala dove alcuni ragazzi, seduti di fronte ai video giganti, sono impegnati nelle simulazioni: chi sbaraglia presunti nemici, chi atterra a Heathrow, chi calcia un rigore al Camp Nou. Poco più in là, per quanto stenti a crederlo, ce n’è uno che, novello Claude Eatherly, l’ufficiale statunitense a cui toccò l’incarico di sganciare la bomba atomica, sta rifacendo per gioco sullo schermo il medesimo gesto. Lui è troppo concentrato per accorgersi di me. Esco alzando gli occhi verso il cielo come sempre straordinario nella sua apparente indifferenza. © riproduzione riservata
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