Il sesto giorno: «Dio disse: la terra produca esseri viventi secondo la loro specie». E fece le bestie selvatiche e quelle domestiche, cioè le compagne dell'ultima creatura terrestre: l'essere umano. Quest'ultimo fu candidato a governare sugli altri animali, compresi quelli che guizzavano nell'acqua e che sfrecciavano nell'aria, già venuti al mondo il giorno prima. Il compito grande che l'uomo ebbe fu quello di dare i nomi e quindi uno statuto di dignità a ciascuno, vietando ogni forma di dominio, sfruttamento, licenza di schiavizzare. All'uomo e la donna e «a tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri viventi che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». Proprio questo diritto la creatura fatta «a immagine e somiglianza di Dio», doveva imporre ai suoi compagni di vita, compresi gli animali feroci: non uccidere, non usare violenza sul corpo di alcun essere vivente. Ahimè, è spesso accaduto il contrario. Non il sacro precetto, ma la belva ha avuto la meglio. Ragazzi che orinano sulle membra dei mendicanti; carne di donne acquistata per essere abusata; povere ossa di anziani rottamate con una iniezione di eparina. Ma l'umanità doveva fare della terra un giardino e non una macelleria.
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