Amore e separazione nella serie di Rai 1
mercoledì 12 maggio 2021
Sembra quasi impossibile che l'amore possa trasformarsi in odio, come se gli estremi potessero toccarsi. Eppure, si ha l'impressione che succeda più spesso di quanto si pensi. O magari, cosa più probabile, quello che si credeva amore forse non lo era. È la riflessione più spontanea che può venire in mente vedendo le prime due puntate di Chiamami ancora amore, il lunedì in prima serata su Rai 1, che racconta la storia di Anna e di Enrico che dopo undici anni di matrimonio e un figlio arrivano a una separazione che diventa una resa dei conti, una guerra distruttiva, con il risultato che i servizi sociali sono costretti a intervenire per valutare la loro capacità genitoriale. Stando all'ideatore della serie, Giacomo Bendotti, Chiamami ancora amore nasce dal desiderio di raccontare quel passaggio delicato di trasformazione e di conflitto che qualsiasi coppia con figli avrebbe attraversato, ovvero quel momento di prova che obbligherebbe a rifondare il patto amoroso o a distruggerlo. Ma al di là della realizzazione, della regia di Gianluca Maria Tavarelli e dell'interpretazione di due giovani attori sulla cresta dell'onda, Greta Scarano e Simone Liberati, con Claudia Pandolfi nella parte dell'assistente sociale, il problema della nuova serie di Rai 1 è che ci mette di fronte ancora una volta non alla bellezza bensì alla difficoltà di essere genitori. Ma soprattutto ci propone una rappresentazione della maternità come qualcosa di talmente gravoso che rischia di non essere sopportata. Di sicuro non è facile, ma non è certo così angosciante, almeno nella maggior parte dei casi, come appare in Chiamami ancora amore a cui in alcuni momenti fa da colonna sonora il pianto inquietante del piccolo Pietro, il figlio di Anna ed Enrico. Sullo sfondo c'è anche il tema dell'aborto, che avrà uno sviluppo nella terza e ultima puntata, ma che al momento non sembra trattato in modo appropriato.
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