Nel corso degli ultimi trenta anni, in tre distinte operazioni, l'Inps ha inviato a tutti i propri assicurati un estratto conto dei rispettivi contributi versati nelle diverse gestioni previdenziali. Praticamente ogni dieci anni, ciascun lavoratore ha avuto la possibilità di poter controllare la propria situazione contributiva e di segnalare la correzione di eventuali anomalie presenti nel documento dell'Inps (dati inesatti, contributi mancanti ecc.).
La consegna degli attestati contributivi è un'operazione imposta dalla legge (la riforma Dini del 1995) ma ancora prima, sin dal 1983, l'Inps aveva avuto la necessità di mettere ordine nei propri archivi gestiti con i primi computer. E per evitare dannose conseguenze sulle pensioni dei lavoratori dipendenti, aveva ottenuto dal Governo dell'epoca un provvedimento eccezionale: la sospensione della prescrizione per un periodo di ben tre anni.
Oggi, dopo 75 milioni di estratti conto inviati nel corso dei decenni, è tutto in ordine, salvo che per il Fondo di previdenza per il clero. Mai un estratto è stato inviato ad un ministro di culto, cattolico o di altra confessione. Una palese omissione di atti di ufficio ai limiti della legalità.
Dopo continue rimostranze della categoria, solo da alcuni mesi l'Istituto di previdenza ha preso in esame il suo dovere istituzionale anche nei riguardi del Fondo Clero. Ed oggi, sono pronti gli estratti contributivi per i sacerdoti assicurati al Fondo speciale. La spedizione dei documenti, direttamente a casa degli interessati, inizierà a partire dalla prossima settimana.
Bisogna mettere in conto che nell'estratto di alcuni sacerdoti potrà comparire un "buco" nei versamenti relativi ad anni anteriori al 1985. Si tratta di una situazione ben nota agli uffici dell'ente, causata da una disordinata gestione delle ricevute dei bollettini postali risalenti ormai al secolo scorso. L'Inps ha perso quelle ricevute, la gran parte relative al conguaglio di contributi provvisori.
I sacerdoti che risultano ufficialmente inadempienti nei confronti dell'ente, in realtà hanno pagato tutto a suo tempo. Ma, oggettivamente, i versamenti risultano non completi e quindi, anche per un solo centesimo mancante, il periodo non può essere riconosciuto ai fini della pensione.
Oggi poi è in vigore la prescrizione contributiva ridotta a cinque anni. Quindi né l'Inps può richiedere ancora i vecchi contributi mancanti, né il sacerdote, anche se è disposto, può pagare una seconda volta gli stessi contributi del tempo.
In caso di pensione, gli uffici Inps stanno applicando la contrazione dei periodi contributivi. Riconoscono cioè una anzianità contributiva ridotta, tanto quanto corrisponde all'importo totale dei contributi che risultano versati. Si tratta però di una forzatura, non prevista dalla legge del Fondo e che porta ad una pensione ridotta. Al danno iniziale per la mala gestione si aggiunge ora la beffa sulla pensione.
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