I primi passi Alessandro li ha mossi nei giorni in cui compiva 6 anni, la scorsa estate a New York. Era in un ospedale di Manhattan, dove i chirurghi gli hanno allungato tendini e muscoli dietro le ginocchia. Mamma e papà erano al suo fianco e l"emozione di vedere quel figlio abbozzare finalmente qualche passo è stata grande. Però l"operazione per offrire ad Alessandro la speranza di alzarsi dalla sedia a rotelle in cui la tetraparesi spastica l"aveva condannato dalla nascita è stata costosissima e ancor più la terapia di cinque mesi che ne è seguita. "La voce di chi non ha voce" nella primavera del 2004 aveva parlato di Alessandro e della sua famiglia, due genitori impiegati e due sorelle gemelle di undici anni, della necessità di trovare di che pagare gli 87mila dollari che il Maimonides Medical Center chiedeva per l"intervento e per la riabilitazione. Un"operazione d"avanguardia, non disponibile in Italia, che il luminare americano che aveva visitato Alessandro aveva suggerito come unica possibilità per vedere il piccolo alzarsi dalla sua carrozzella. I lettori hanno aiutato con generosità; l"intervento si è potuto fare nel luglio 2004 e da un anno Alessandro si sorregge sulle gambe e già questo ha il sapore dell"eccezionalità. Ora però è di nuovo a New York. La storia infatti non è finita: Alessandro ha bisogno di altre cure che in Italia non sono praticate. Gli serve un"intensa riabilitazione per le gambe, per rinforzare i muscoli atrofizzati, e alle mani, per metterlo in grado di stringere forte il deambulatore con cui si muove. "Al momento fa qualche passo, ma ha paura: perde l"equilibrio perché la sua presa non è sicura", spiega la mamma al telefono dall"appartamento che ha preso in affitto vicino all"ospedale. Il conto finale di tre mesi di terapia è di 60mila dollari; la famiglia ne ha racimolato appena la metà. "Qui si paga tutto in anticipo e quando i soldi finiranno ci diranno stop", spiega la mamma preoccupata, ma piena di speranza per il suo bambino che sta combattendo una dura battaglia contro una malattia che sembrava senza rimedio. Lo stop dei soldi significherebbe uno stop alle possibilità che Alessandro si muova autonomamente, un domani. Non per scatenarsi a pallone, a correre o in bicicletta. Solo per muoversi, camminare lentamente per la casa, entrare in classe con le sue gambe.
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