Agroalimentare da record, 52 miliardi di export
domenica 20 febbraio 2022
Di successo in successo, ma sempre tenendo ben in conto che ogni traguardo si conquista con organizzazione ed efficienza. E che la concorrenza (anche sleale) è sempre in agguato. È la morale da trarre dopo aver appreso del nuovo record di vendite all'estero dell'agroalimentare italiano: 52 miliardi, il massimo di sempre (+9% rispetto al 2020). Un risultato che non arriva a sorpresa, ma che comunque "pesa" ancora di più tenendo conto che il 2021 è stato ancora un anno più che difficile per l'economia in generale. E che, comunque, ha un'origine ben precisa. Per i produttori la situazione è chiara. Alla base del successo dell'agroalimentare, dice Coldiretti, c'è un'agricoltura che è diventata la più green d'Europa con il primato nel biologico con 80mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (316), 526 vini Dop/Igp e 5.333 prodotti alimentari tradizionali. L'Italia è il primo produttore Ue di riso, grano duro, vino e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea; senza dire delle produzioni frutticole. Allori su cui non bisogna dormire. I coltivatori puntano il dito sui ritardi strutturali, ma anche sui problemi congiunturali che non devono essere sottovalutati. Poi è necessario tenere conto della necessità di trasparenza e sicurezza dei prodotti. Per questo è importante quanto messo a punto dall'Università Cattolica con due aziende (la Image Line, specializzata in soluzioni ICT, e la EZ Lab PMI innovativa, specializzata in soluzioni ad alto contenuto tecnologico). Ricerca e imprese hanno elaborato Agri-Food TRACK una piattaforma che permette di valorizzare l'origine del prodotto e le tecniche colturali e di trasformazione che ne determino qualità. Tracciabilità è la parola d'ordine. Il progetto è stato avviato nella sua fase sperimentale, che si concluderà con i primi tre prodotti rintracciabili a dicembre 2022. Attori della filiera e consumatori saranno dunque informati e garantiti rispetto alla genuinità e alla sostenibilità degli alimenti (per ora pomodoro, vino e olio realizzati con materie prime prodotte in Emilia-Romagna). È la tecnologia Blockchain applicata alla valorizzazione delle filiere agroalimentari italiane che, se tutto funzionerà, potrà coinvolgere anche eccellenze di altre regioni. Insomma, la qualità del campo e della stalla ci dovrà sempre essere, ma potrà essere meglio difesa in mercati sempre più competitivi.
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