L'agriturismo segna il passo. Anzi, di più: guardando all'intero 2004 pare che gli affari delle imprese agricole che offrono ospitalità siano addirittura diminuiti. Si tratta di un segnale importante per gli operatori, anche per le circostanze da cui emerge. Intanto, l'intera agricoltura deve fare i conti con un altro pesante fardello: la crescita del prezzo del petrolio che ha fatto schizzare alle stelle i costi dei carburanti.
Secondo i dati diffusi recentemente da Agriturist, le aziende agricole che offrono ospitalità sono cresciute di oltre il 7%, il fatturato quasi del 4%, ma il comparto dovrebbe chiudere l'anno con una diminuzione reale del 3,5% circa. Detto in parole semplici, in media, ogni azienda, ha visto ridursi le presenze del 3,5%, con un ridimensionamento del fatturato nell'ordine del 2%. La realtà, tuttavia, è più complessa. Da una parte, infatti, sembra vi siano imprese che hanno perso il 20% della clientela, dall'altra aziende che hanno dovuto rifiutare le richieste di soggiorno. E non basta, perché - stando all'analisi svolta da Agriturist - i risultati negativi o positivi non rispondono a regole di zona o di prezzo. Ciò che conta è la cosiddetta «visibilità dell'agricoltura» che le aziende offrono, così come l'offerta enogastronomia. Insomma, l'agriturismo da una parte potrebbe aver raggiunto un certo livello di maturità. Ma il pubblico sembra aver premiato chi davvero fa questa attività: non gli albergatori a basso costo camuffati da
contadini, ma i contadini veri che diversificano ciò che fanno. E questo - ovviamente - non può che essere un bene. Anche perché, proprio l'abusivismo inizia a preoccupare non poco gli operatori e le loro associazioni. Sempre Agriturist, per esempio, stima il fenomeno intorno al 10% della attuale offerta agrituristica.
Ma l'agricoltura continua a scontrarsi con una congiuntura economica generale non certo favorevole. Basta pensare agli effetti che il caro-petrolio e l'apprezzamento dell'euro stanno avendo sui bilanci delle imprese. Coldiretti stima che la crescita dei prezzi pagati dagli imprenditori agricoli per l'acquisto di carburanti sia arrivata al +16% rispetto allo scorso anno. Mentre, a fronte di un aumento medio dei costi di produzione del 2,6%, i prezzi di concimi e fertilizzanti sono cresciuti del 4,4%. Una situazione che fa riemergere un rischio costante del nostro sistema agricolo - la generale perdita di competitività - e che rilancia l'uso delle energie alternative ancora in molti casi finora fuori mercato.
Di fronte ad una situazione del genere, gli agricoltori possono consolarsi con i risultati delle ultime analisi del Censis. Secondo il Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, infatti, per quasi 8 italiani su 10 la manipolazione e la contaminazione degli alimenti fa più paura delle epidemie, degli incidenti, della povertà, della perdita del lavoro. Una constatazione consolante, ma che non può certo bastare per risollevare le sorti dei campi.
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