L'agricoltura italiana sta davvero segnando il passo. Ad indicarlo, le previsioni sul valore aggiunto, i dati delle vendite di macchine agricole, la sostanziale difficoltà in cui si trovano alcuni dei comparti più rappresentativi. Non è, ovviamente, solo una "questione di polli". Dietro, c'è ben di più.
Eppure, se si guarda ad alcuni importanti indicatori statistici, la situazione potrebbe apparire diversa. I consumi alimentari, per esempio, negli ultimi nove mesi, stando ai dati Ismea, sono cresciuti dell'1,7%, l'ascesa dei costi di produzione parrebbe rallentata, le vendite di alcuni dei nostri prodotti vanno alla grande nei mercati più ricchi del mondo. Rimane, tuttavia, l'incertezza e la debolezza di un comparto che deve comunque fare i conti con mercati che cambiano velocemente - forse troppo per la capacità di adattamento delle produzioni agricole - e con la necessità di innovazione tecnologica e di investimenti costosi, spesso non sostenibili dalle imprese. Il risultato è semplice: l'agricoltura tiene in quanto ad occupazione (le unità di lavoro attive fanno segnare una contrazione dello 0,4% che è in realtà il risultato di un incremento dello 0,1% tra i lavoratori dipendenti e di una riduzione dello 0,8% tra gli indipendenti), si comporta bene in determinati mercati, è in crisi su altri (come quelli zootecnici ma non solo), e sostanzialmente non riuscirà a chiudere il 2005 con una crescita del proprio valore aggiunto. D'altra parte, segnali in questo senso ne arrivano in continuazione. Basta pensare agli ultimi dati sul mercato delle macchine agricole diffusi dall'Unacoma, l'Unione dei costruttori di mezzi per l'agricoltura. Secondo l'industria, questo sarà l'anno di una timidissima crescita pari a non più dell'1%. Soprattutto però, a preoccupare sono le previsioni di flessione anche per il 2006 che potrebbe chiudersi con un meno 3% per le trattrici e un -0,5% per le altre macchine. Malgrado questi numeri non certo entusiasmanti, l'industria delle macchine è cresciuta de 2,3% per le trattrici. Ad acquistare i nostri mezzi, infatti, sono le agricolture che crescono, come quella degli Usa e dell'Europa Centro-Orientale.
Cosa significa tutto questo? Sicuramente una cosa: mentre i nostri agricoltori devono far quadrare i bilanci e risparmiare, i loro concorrenti possono far crescere le loro aziende investendo anche in macchinari nuovi. E la situazione potrebbe peggiorare - secondo i costruttori - perché la riforma della Politica agricola comune favorirebbe la diminuzione delle grandi colture. Di fronte ad uno scenario di questo genere, per ora, noi combattiamo la crisi contingente e tentiamo di guardare un po' più in là. Il decreto legge per la concessione di aiuti alle imprese agricole colpite da crisi di mercato, approvato questa settimana, è quindi importante, ma essenziale sarà riuscire ad andare oltre mettendo in piedi gli "accordi" e le "azioni strutturali" che tutti chiedono ma che fino ad oggi hanno avuto scarsa realizzazione.
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