Prudente la grande distribuzione, fiduciosa l'industria, quasi collassata l'agricoltura. Proprio così: il quadro agroalimentare dello Stivale all'inizio dell'agosto 2011 è complicato ma complessivamente non volge al bello.
Partiamo dalle vendite. La grande distribuzione alimentare italiana ha archiviato un secondo trimestre dell'anno con un ridimensionamento delle aspettative di vendita nel breve periodo. A rilevarlo è l'Ismea (l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) che precisa: «L'indice di fiducia, pur rimanendo di segno positivo, ha subito una flessione di circa otto punti rispetto ai tre mesi precedenti e di oltre tre punti su base annua». Certo, non si tratta di un tracollo delle vendite, ma di un «segnale», un «sintomo» che le cose forse stanno cambiando nuovamente, e in peggio. Le scorte di magazzino, fra l'altro, sono in aumento.
Proprio le scorte, invece, sono uno degli elementi positivi dell'industria alimentare che registra, nello stesso periodo dell'anno, una lieve ripresa degli ordini: quanto basta per migliorare la fiducia del comparto. Tutto con molti distinguo però. A guardare le cose in maniera positiva, sarebbero, infatti, le industrie delle carni bianche, delle conserve, delle acque naturali e delle bevande analcoliche, nonché quella del riso. Al contrario, qualche difficoltà esiste per il comparto dell'olio d'oliva e per le industrie dolciarie, del pane e dei prodotti da forno. Peggiora la fiducia presso gli industriali della pasta, dei gelati, degli elaborati a base di carne, del vino, dell'industria dei mangimi e di quella lattiero-casearia. In prospettiva, hanno fatto rilevare gli industriali, la produzione, nel terzo trimestre 2011, dovrebbe mantenere un andamento positivo, se non altro nella percezione prevalente, seppure più attenuato, nella crescita, rispetto ai precedenti tre mesi, anche perché condizionato dalle incertezze legate allo scenario economico complessivo.
Poi ci sono le imprese agricole che, stando all'Ismea ma non solo, vedono sempre più nero. Dall'indagine trimestrale dell'Istituto, emerge che le attese appaiono complessivamente orientate in negativo, con gli allevamenti da carne e le aziende olivicole fra le imprese più pessimiste.
E, in effetti, così non può che essere visti anche gli ultimi dati, in negativo, del Pil agricolo. Una tendenza definita «congiunturale» e che ha ben chiare origini. Basta pensare al crollo delle quotazioni dell'ortofrutta, come ha indicato la Coldiretti, oppure ai contraccolpi del caso «batterio killer», come dice la Cia-Confederazione italiana agricoltori, oppure alla diminuzione generale media dell'8% di tutti i prezzi agricoli fatta rilevare da Confagricoltura.
Per questo, Coldiretti insiste nella sua mobilitazione "scaccia crisi", radunando tutti i produttori. Per la prima volta, infatti, alla mobilitazione partecipano insieme i coltivatori di pomodori, peperoni, melanzane, angurie e pesche con lo slogan "Meglio regalare frutta e verdura che svenderla!".
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