L'agricoltura non significa solamente buoni cibi, tutela dell'ambiente e saggezza produttiva. Le imprese agricole rappresentano anche un universo di circa 43,5 miliardi di euro impiegati dal settore creditizio. Una cifra importante, che dice chiaramente quanto questo comparto possa valere per le banche e quali problemi possano derivare da una stretta del credito agricolo.A lanciare l'allarme sui rapporti fra imprese agricole e sistema bancario è stata qualche giorno fa la Coldiretti, che ha spiegato senza mezzi termini: 6 imprese su 10 hanno difficoltà ad accedere al credito. E non solo. Per l'organizzazione agricola il costo del denaro in agricoltura ha raggiunto il 6%, risultando superiore del 30% a quello medio del settore industriale. Anche per questo nel 2011, aggiunge Coldiretti, sono aumentate di un terzo le aziende del settore in sofferenza nel far fronte ai debiti pregressi, mentre si è fatta sempre più drammatica la stretta creditizia che fa venire meno la possibilità di garantire liquidità. La situazione quindi non è rosea, anche se un contributo positivo determinante lo stanno avendo i consorzi fidi che continuano a sostenere le imprese attraverso il rilascio di forme di garanzia.Ma c'è anche dell'altro a impensierire gli imprenditori agricoli, soprattutto per il futuro. La corsa al rialzo dei carburanti sta letteralmente mandando in rosso i bilanci di buona parte delle imprese. Secondo le prime stime, nel 2012 l'intero mondo agricolo sarà costretto a sostenere un costo aggiuntivo che supererà i due miliardi di euro, determinato proprio dai rialzi dei prodotti petroliferi. Da qui anche una richiesta della Cia-Confederazione italiana agricoltori: azzerare al più presto le accise per permettere una riduzione dei costi.Accanto però ai problemi sul fronte del credito e dei costi - e a quelli dei mercati in generale - le aziende italiane manifestano tutto il loro disagio in molti modi. Basta guardare, come ha fatto Confagricoltura, ai dati 2011 sull'occupazione nei campi. Nello scorso anno, gli occupati in agricoltura sono diminuiti del 4,6%, mentre nel 2010 erano cresciuti del 2,5. È il risultato della crisi a tutto tondo che ha colpito l'intera economia, ma anche a crisi specifiche, come quelle dovute alle emergenze sanitarie alimentari (tra cui l'Escherichia Coli in Germania che paralizzò l'export dell'ortofrutta made in Italy) e, secondo Confagri, al calo della redditività delle aziende agricole. Si tratta di motivi che hanno spinto molte imprese a dismettere l'attività o comunque a diminuire la forza lavoro; ma che rischiano anche di creare un problema sociale. Basta pensare che l'agricoltura in Italia assorbe fino a 100mila immigrati regolari all'anno.Insomma, l'agricoltura ancora una volta conferma le molte sue positive funzioni economiche e sociali, ma combatte non solo contro il clima avverso (la siccità fra l'altro sta dando molti pensieri): contro di essa, spesso, ci si mette anche dell'altro.
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