Ma voi, che avete visto e vissuto lo “Stile Juventus”, ve lo immaginate l'Avvocato (Gianni Agnelli) che dalla tribuna, per 90 minuti assieme a Giampiero Boniperti, si mette a gridare «co...one - bip - » all'indirizzo dell'allenatore dell'Inter, in diretta tv, su Rai1? E dalla panchina, ve lo vedete un Giovanni Trapattoni, ex Juve poi passato all'Inter, che stufo degli insulti alza il ditino medio all'indirizzo della tribuna dei dirigenti bianconeri? «Cambiando l'ordine dei fattori il contadino non cambia», insegna Alessandro Bergonzoni. Perciò basta mettere in tribuna, allo Juventus Stadium, il presidente Andrea Agnelli, il suo braccio destro Fabio Paratici, e in panchina l'odiato ex, Antonio Conte, per assistere alla replica del teatro dell'assurdo, già andato in onda su questi stessi schermi: la violenta rissa verbale Ibrahimovic-Lukaku. Per fortuna, sotto la Mole c'è anche il “Bello del calcio”, un uomo degno del prossimo “Premio Facchetti”. È il cuore Toro Andrea Belotti che al 33' della gara contro l'Atalanta con il suo gesto di fairplay ha scritto una pagina mirabile di etica dello sport. Perché ci vuole coraggio in un mondo popolato di maleducati e simulatori a rifiutare una punizione dal limite decretata dall'arbitro Forneau – aveva visto la spinta di Romero – con la propria squadra sotto di 3 gol a 0 (poi è finita 3-3, con gol di Belotti). Il bomber granata al fischio del direttore di gara ha fatto cenno di «no, non è fallo», e al momento della punizione ha restituito il pallone alla difesa bergamasca, che ha ringraziato e applaudito. Applausi anche al mister del Torino Davide Nicola, anche lui hombre vertical che ha commentato: «Siamo una squadra che rispetta le regole e vuole battagliare, cercando anche di vivere le cose con serenità». Per ora, non è così che vive il calcio l'attaccante del Pisa Michele Marconi. Durante la sfida dei toscani contro il Chievo, Marconi si è scontrato con l'attaccante avversario, il nigeriano Joel Obi, e alla fine del primo tempo pare lo abbia apostrofato: «La rivolta degli schiavi». Siamo all'invettiva razzista: Marconi deferito, noi feriti. Spiazzati invece da France Football, la rivista che dopo il sempre più discutibile Pallone d'Oro si prende la briga di assegnare anche il premio al talento sprecato, motivazione: «Promettevano il meglio ma finivano per dare il loro peggio». Al primo posto si piazza Antonio Cassano. Ma si può considerare un bidone d'oro, uno che comunque ha vinto Liga, scudetto, segnato 150 gol in carriera ed è stato anche vicecampione d'Europa con la Nazionale nel 2012? Forse France Football farebbe meglio a stilare la classifica dei peggiori editori transalpini, a cominciare da quelli dell'autorevolissimoL'Équipe. Nel quotidiano sportivo parigino, nonostante gli scioperi reiterati, si va verso il taglio di 47 giornalisti e France Football, suo settimanale, verrà ridimensionato a mensile. Avec le temps cantava il poeta Leo Ferrè. «Col tempo sai, col tempo tutto se ne va. Non ricordi più il viso, non ricordi la voce...», in questo caso, la voce bella dello sport, e non solo francese.
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