Per ora sono tutti contenti. A leggere commenti e aspettative all'indomani del via libera alla revisione della Politica agricola comune (Pac) da parte dell'Ue in vista del 2020, governo e agricoltori appaiono schierati sulla stessa linea: quanto approvato è cosa buona. E in effetti così pare essere. Sempre che dopo la teoria vi sia una pratica conseguente. Ciò che è subito certo, comunque, come accade purtroppo raramente in Europa, è che il risultato conseguito è in buona parte merito del lavoro degli italiani a Bruxelles e a Lussemburgo.
Il succo dei risultati arriva dalla sintesi fatta dal ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina che in una nota ha spiegato: «Dal 1 gennaio 2018 ci saranno più semplificazioni e progressi importanti per l'agricoltura italiana. C'è più spazio per il sostegno ai giovani agricoltori, un taglio concreto di vincoli burocratici e un'attenzione maggiore alla questione cruciale della gestione del rischio, che vede un miglioramento degli strumenti a disposizione». Guardando più al dettaglio, il cosiddetto "pacchetto omnibus" prevede più flessibilità per identificare la figura dell'agricoltore attivo e nell'applicazione degli aiuti per i piccoli agricoltori; una maggiore semplificazione nelle regole oltre che la possibilità di aumentare i pagamenti per i giovani agricoltori. Circa la gestione del territorio e dei rischi, l'Ue ha abbassato dal 30 al 20% la soglia minima di danno per far scattare l'erogazione dei risarcimenti. Circa i mercati, poi, vengono rafforzate le organizzazioni dei produttori.
Positivi, come si è detto, i commenti pressoché di tutti. Di un «risultato importante per le imprese agricole e per il Paese», parla la Coldiretti che sottolinea soprattutto gli aspetti relativi ai rischi e la valorizzazione della figura dell'agricoltore attivo. D'accordo anche la coalizione Agrinsieme (Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza Cooperative Agroalimentari), che tuttavia segnala la questione della possibile forte rinazionalizzazione della Pac con conseguenti distorsioni del mercato.
Ma rimane il fatto più importante: l'Italia s'è mossa parlando una voce sola. E ha fatto qualcosa di importante come bene ha spiegato Paolo De Castro (primo vice-presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue ed ex ministro dell'agricoltura italiano) che intervenendo nel dibattito ha detto: «La portata delle innovazioni introdotte nell'ambito della semplificazione, della gestione dei rischi e delle misure di mercato, fa sì che questo lavoro si configuri come una vera e propria riforma di medio termine della politica agricola comune».
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