Caro Avvenire, Report si conferma una delle poche voci dell’informazione libera. Circa la vicenda raccontate l’altra domenica sui due parlamentari del Pd, da uomo di sinistra la considero gravissima. Perché il sospetto che le battaglie civili vengano fatte per gestire i business correlati è legittimo e la cosa in sé inaccettabile. Se ciò che sembra emergere è vero, andrebbero cacciati dal Pd e dimettersi, perché hanno tradito il patto di fiducia con gli elettori.
Enzo Cuccagna
Caro Cuccagna, i servizi di Report, trasmissione di Rai3 coordinata da Sigfrido Ranucci (cui di recente “Avvenire” ha dedicato una lunga intervista) sono spesso un lama affilata che porta alla luce vicende nascoste della politica e dell’economia. Va però precisato che non sempre si tratta di reati. Vediamo le vicende cui si riferisce.
Il deputato Alessandro Zan, promotore di un divisivo disegno di legge contro l’omotransfobia, risulta amministratore unico e socio di maggioranza della Be Proud Srl, società che organizza dal 2008 a Padova il Pride Village Virgo, ritenuto il più grande festival italiano LGBTQ+. Nel 2022, l’evento ha incassato 700mila euro dai biglietti di ingresso e 450mila euro dalla ristorazione. Zan, in più riprese, ha precisato che tutti i guadagni vengono reinvestiti nella manifestazione e che egli offre il proprio contributo a titolo gratuito.
La sua collega di partito nel Pd Michela Di Biase ha fondato nell’aprile 2021, quando era consigliera regionale del Lazio, la società Obiettivo 5 (di cui è socia al 25%) che fa consulenza per la certificazione della parità di genere. La legge che introduce la possibilità per le imprese di farsi riconoscere l’impegno a ridurre il divario tra uomini e donne è stata varata nel novembre successivo.
Alla futura deputata, eletta nel 2022, moglie di Dario Franceschini dal 2014, l’idea era venuta sapendo della prevista approvazione della normativa (notizia non certo segreta). Di Biase, che da anni si occupa di questi temi, ha spiegato di «non avere mai avuto interlocuzioni con politici finalizzate» al varo del testo.
C’è conflitto di interessi? I diritti civili sono stati piegati al business? In un mondo ideale, chi fa politica e da essa trae un reddito sufficiente (è il caso dei due esponenti dem) dovrebbe astenersi da attività commerciali che possono creare anche solo il sospetto di commistioni fra la rappresentanza e gli affari.
Tra i clienti di Obiettivo 5 ci sono importanti gruppi internazionali. Ha senso infatti affidarsi a una figura pubblica importante, nota per il suo coinvolgimento sull’argomento. Meno opportuno dare l’impressione - seppure così non fosse - di sfruttare il proprio ruolo per attirare acquirenti dei servizi messi in vendita.
Non penso che Di Biase e Zan debbano dimettersi. Sarebbe invece auspicabile che separassero pubblico e privato, dando in gestione le società finché siedono in Parlamento. I diritti civili sono cosa troppo seria per esporla al sospetto di strumentalizzazioni. E comunque la totale trasparenza dovrebbe essere la prima regola per chi chiede il voto agli elettori. Quello che i cittadini a volte non possono sapere è opportuno che sia rivelato dal buon giornalismo (che non è, ovviamente, solo Report).
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