«Sin da bambino, nella più tenera infanzia, volevo essere un musicista e, grazie a Dio, ci sono riuscito. Dai miei insegnanti, dalla mia famiglia e dalla mia comunità ho ricevuto tutto il supporto necessario per diventare musicista e per tutta la vita ho sognato che qualsiasi bambino venezuelano potesse avere la stessa possibilità che ho avuto io. Mi è nata nel cuore, assieme a quel desiderio, l'idea di rendere la musica una realtà profonda e globale per il mio Paese».
Per tutta la via ha sognato così José Antonio Abreu, uomo capace di trasformare sogni in realtà e che si inventò El Sistema, regalandolo al mondo. El Sistema non è un modulo con cui si gioca a calcio, una strategia o una tattica sportiva. È un modello di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, con accesso gratuito per bambini di tutti i ceti sociali, a partire da quelli dei barrios collinari di Caracas dove la povertà è spesso sinonimo di disperazione e delinquenza. Nonostante il Venezuela sia diventato oggi uno dei Paesi più pericolosi del Sudamerica, sconvolto da una crisi economica, politica e sociale senza precedenti, a Caracas esiste uno dei modelli didattici più solidi e affascinanti del mondo che va ben oltre il suo senso artistico, ma che assume un significato profondo di riscatto sociale e intellettuale.
La convinzione assoluta di José Antonio Abreu è sempre stata quella che, nella loro essenza, un'orchestra e un coro sono molto più che strutture artistiche: sono modelli e scuola di vita sociale perché per cantare e suonare insieme occorre saper coesistere profondamente e intimamente in un desiderio di eccellenza, seguendo una rigorosa disciplina che mira a creare interdipendenza di voci e di strumenti. È così, secondo Abreu, che si crea uno spirito di solidarietà e di fraternità e contemporaneamente si sviluppano autostima e «valori etici ed estetici».
Grazie ad Abreu l'arte, in America Latina, ha smesso di essere il monopolio di una élite e si è trasformata in un diritto sociale, un diritto di tutto il popolo.
Proprio Abreu, che fu anche ministro della Cultura del suo Paese fra il 1989 e il 1995, citava spesso una frase di Madre Teresa di Calcutta: «La cosa più tragica della povertà non è il fatto che manchi il pane o un tetto sopra la testa, ma il sentirsi nessuno, non avere identità, non avere stima pubblica». Attraverso El Sistema ha trasformato ragazzi senza futuro in un modello per la propria famiglia e per la propria comunità, capaci di trascinare entrambi verso un modello superiore.
Abreu agiva con in testa l'ammonimento del filosofo, storico ed economista inglese Arnold Toynbee, che aveva messo in guardia il mondo dal manifestarsi di una profonda crisi spirituale: «L'arte e la religione sono l'unica risposta», diceva Abreu. Intendeva un'arte al servizio della società, dei più deboli, dei più vulnerabili. José Antonio Abreu se n'è andato sabato scorso, dopo aver contribuito a migliorare non solo il Venezuela, ma il mondo intero, ma restano le sue parole, resta il suo miracolo.
In questa rubrica ho sempre parlato di sport e dell'impatto che lo sport ha nei confronti della società. El Sistema non è un modulo per giocare a calcio, ma le parole di questo uomo straordinario nei confronti della musica sono perfettamente riproducibili nel mondo dello sport. Cercate immagini della sua straordinaria Orchestra Giovanile Venezuelana Simon Bolivar e vedrete centinaia di musicisti che suonano i loro strumenti con addosso una tuta che ha i colori della bandiera nazionale, del tutto identica a quella che indossano i grandi atleti di quel Paese, come quel Rubén Limardo, capace di scrivere la storia vincendo la medaglia d'oro nella spada ai Giochi Olimpici di Londra nel 2012. Abreu se n'è andato sabato, ma ci lascia un'eredità e una responsabilità. Al suo esempio si ispirano migliaia di uomini e di donne che usano la parola "musica" o la parola "sport" nella stessa maniera, che sanno che un violino o un pallone sono strumenti straordinari di riscatto, sintesi di sapere e conoscenza, mezzi "per lottare in favore di una società più vicina alla perfezione, più consapevole, più nobile e più giusta" proprio come diceva il Maestro Abreu. Un Maestro in meno su questa terra, una responsabilità in più per ciascuno di noi.
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