Sul Po, verso Cremona, 2005 – Il sole di giugno a mezzogiorno stordisce. L'acqua, cheta e verdognola, scorre adagio. «Una secca senza precedenti», annunciano i tg. Il signor Annibale Volpi, ex guardiano della chiusa di Isola Serafini, borbotta nel suo accento padano: «Ma va' là, una secca come tante altre».Con una piccola barca, sul fiume. Dentro le lanche dove fiori mai visti sporgono le corolle sgargianti dai canneti, e strane voci di uccelli invocano – roche, o stridenti – una compagna. Perché è l'ora, è il momento: nel solstizio d'estate ogni creatura anela a riprodursi. Spento il motore, nel silenzio assoluto, le carpe in estro balzano fuori dall'acqua, in uno scintillio di squame. In alto, fra i nidi, l'andirivieni fervido delle madri che portano cibo ai piccoli. A un'ora da Milano, che miracolo: la natura, possente, nella gran luce del solstizio chiede di vivere ancora.Una cascina lungo il fiume. C'è nessuno? Si affaccia una vecchia, gentile. Mostra una Madonna sull'argine, messa in un anno lontano, quando la piena si fermò, per grazia ricevuta. Il Po come un fratello generoso, gonfio di forza, che talvolta erompe; poi, domato, torna a dare alla terra la sua vita.A un'ora da Milano, che stupore: un mondo antico vive, sapiente, lento. E scorre il tempo, senza far rumore.
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