venerdì 17 novembre 2017
Fino a pochi anni fa, erano ben pochi gli italiani che sapessero cos'era Scampia, un vasto e popolosissimo quartiere della collina napoletana che divenne famoso per una spietata guerra di camorra per il controllo del mercato della droga. Ne passava di lì un commercio locale e uno internazionale, nell'allucinante sfondo delle Vele, una delle mostruosità dell'edilizia detta popolare in cui bisognerebbe costringere a vivere coloro che le hanno progettate. Ci fu un periodo in cui ogni giorno o quasi c'era a Scampia un morto ammazzato, come poi raccontò efficacemente Saviano in Gomorra, quando non era ancora diventato scrittore splatter e divo mediatico, e come raccontò un agile libro a più voci cui anche Saviano collaborò, Napoli comincia a Scampia, un'adunata e un titolo che mi pregio di essere stato io a ideare. Fu in quel periodo che conobbi padre Fabrizio Valletti, parroco a Scampia, di cui mi colpirono la solidità e la serenità, nonostante tutto. Ora Valletti ha scritto un agile libro per Edb dal titolo Un gesuita a Scampia (pp. 222, euro 19), privo del tutto di retorica mentre un po' vi indulge la post-fazione di Marco Rossi-Doria. Non direi che scrivere sia il mestiere di Valletti, narratore troppo essenziale e di poco colore anche se la prima parte del suo racconto, quella sulla sua origine (borghesia romana) e sulla sua vocazione, sulle sue prime esperienze in giro per l'Italia, da Follonica a Milano, e anche oltre l'Italia, ha accenti autobiografici avvincenti. Il resto appare piuttosto come un consuntivo, il rendiconto di tante cose fatte e di tante persone incontrate, di tutti i tipi ma specialmente poveri e marginali, e spesso anche ai margini della legge. Tante cose racconta Valletti perché tante sono le cose che ha fatto, le battaglie piccole e grandi che ha combattuto, le difficoltà che ha dovuto risolvere e l'aiuto che ha potuto portare a chi ne aveva più bisogno, non solo materialmente. Ne nasce nel lettore un'ammirazione grande e, direi, una sorta di allegria nata dalla constatazione che basta una persona come si deve per portare in una realtà degradata tanti cambiamenti positivi, piccoli ma a volte grandi, visibili e invisibili. Per salvare tante energie convogliandole nella giusta direzione. Vengono allora in mente altri preti che si sono conosciuti, di quelli che nel tempo ci siamo abituati a chiamare “di frontiera” per contrapporli a quelli che si sono limitati e si limitano alla buona amministrazione di compiti “istituzionali” ma che non si spingono oltre. Il gesuita di Scampia, fa parte di questa non grande schiera, alla pari di pochi laici che a Scampia hanno lavorato e lavorano, buoni amici di Fabrizio, per esempio il gruppo di lavoro con i bambini che si è battezzato Mammuth.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI