A lezione di vita da Vialli: «La felicità è aiutare gli altri»
sabato 12 marzo 2022
A far chiacchiere da bar sport, qui nello strapaese siamo buoni un po' tutti, a parlare al cuore invece, coniugando anche un po' di quel sano calciolinguaggio pasoliniano, è cosa assai rara. E un maestro in tal senso è Gianluca Vialli. Un pezzo di Euro 2020 è frutto della sua presenza in Nazionale (capo delegazione) al fianco del fratello di calcio e non solo, Roberto Mancini. Spesso un uomo nella malattia fa emergere il meglio di sé, e da quando nel 2018 a Vialli è stato diagnosticato un tumore al pancreas, da uomo e atleta intelligente è diventato un saggio illuminato e illuminante. Le sue riflessioni sulla vita le avevamo già lette nel libro Goals. 98 storie più 1 per affrontare le sfide più difficili (Mondadori), ma riascoltarle dalla sua viva voce nell'incontro televisivo con Alessandro Cattelan, Una semplice domanda (dal 18 marzo su Netflix) sarà un colpo al cuore. Sentirgli confessare: «Ho paura di morire. Non so quando si spegnerà la luce né cosa ci sarà dall'altra parte. Ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire», è la conferma che c'è un momento nell'esistenza di ognuno di noi in cui ci si ritrova spalle al muro a fare i conti soli con sè stessi. E nel pressing asfissiante del flusso di coscienza, ecco che il campione, il divo degli stadi, si toglie la maglia del bomber e resta nella sua cruda nudità di uomo che ha paura. Ma spera e soprattutto crede ancora. La fede di Vialli è innanzitutto nella bellezza della vita che gli ha dato tanto e che lo fa sentire «un uomo fortunato, perché ho ancora tanti progetti da portare a termine». Due sono le lezioni importanti che ha appreso dal cancro, che considera «un compagno di viaggio». La prima è che «la vita è fatta per il 20% di quello che ti succede, ma per l'80% dal modo in cui reagisci a quello che accade». E la seconda, ed è l'insegnamento che sta trasmettendo alla moglie Cathrin e alle due figlie Olivia e Sofia, «è che la felicità dipende dalla prospettiva con la quale guardi la vita, che non ti devi dare delle arie, devi ascoltare di più e parlare di meno, migliorare ogni giorno, devi aiutare gli altri». Mi commuovo a rileggere quest'ultimo pensiero forte di Vialli: «Devi aiutare gli altri». In questi giorni malati di ipocrisia, in cui tutti per andare in tv si scoprono geopolitici, pensionando gli ormai obsoleti virologi e infettivologi, piango al pensiero di quanti innocenti rimasti senza aiuto vengono sacrificati nell'assurda e sporca guerra scatenata dall'ultimo totalitarista, Putin. Ognuno di noi deve provare ad aiutare gli altri, quelli che non ce la fanno più da soli a sopportare le ferite atroci della guerra, ma anche della vita in genere. Nell'aiutare gli altri, sta forse il segreto della felicità e il senso delle nostre umane esistenze che a volte, come insegnava il poeta del gol Ezio Vendrame, non sono come le partite di calcio dove c'è sempre un secondo tempo. Molte vite, senza volerlo purtroppo, si fermano solo al primo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI