I record vanno celebrati. Onore quindi a Ida Dominijanni del Manifesto, che a Prima Pagina su Radio 3, da lunedì a venerdì scorsi, riesce a leggere il minor numero di brani (58, una media di neppure 12 al dì) dal minor numero di testate (14). Ciò di per sé non dice nulla: l'intensità e l'accuratezza della lettura può sopperire alla varietà. Tuttavia la bellezza di una società democratica è di avere una stampa libera e varia, molto varia, che dovrebbe trovare espressione, specialmente in una rassegna sull'emittente pubblica'
Ma ecco il dettaglio: Repubblica 15; Corriere 12; Stampa e Unità 6; Manifesto e Riformista 4; Liberazione 3; Foglio 2; Avvenire, Europa, Libero, Messaggero, Sole e Tempo 1.
Naturalmente è lecito avere dei gusti e coltivare passioni, ma quello su Radio 3 è uno spazio pubblico, e allora è lecito domandarsi: che fine avrà fatto, ad esempio, il Giornale? Nulla di memorabile e tutto da buttare? Avvenire c'è, ma in trappola. Mercoledì Ida Dominijanni cita l'editoriale sulle famiglie di Valencia e subito dopo si dilunga sul marito che massacra la moglie: «Questa è la famiglia reale». Non contenta, aggiunge: «I delitti in famiglia sono sempre più frequenti». Botta finale, lettera dall'Unità sulla violenza alle donne. Complimenti per la perfidia. Ma la Dominijanni è livida di suo. Se Feltri, in un inciso, cita «il Manifesto moribondo», lei ingoia esca, amo e lenza e gli replica per ben due volte, stizzita, facendogli un enorme favore. Ne vien fuori una trasmissione indubbiamente coerente, ma satura di bassa ideologia e propaganda spiccia. Martedì ad esempio tre quarti del tempo è dedicato alle dispute interne al centrosinistra. E se alcuni quotidiani e autori scompaiono, messi all'indice dalla laica inquisizione, non ci siamo persi mai neanche un solo editoriale di Sansonetti, direttore di Liberazione. L'opera omnia, e così sia.
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