I piccioni non brillano per simpatia. Non è colpa loro, ma è possibile che sia per via delle troppe controindicazioni che comporta la loro vita nelle nostre città. Ci sono ovviamente le eccezioni. Prendete Gedeone, gran chiacchierone, ingenuo e un po’ impiccione: lui se ne sta appollaiato sui comignoli dei tetti, sempre disposto a uno scambio di parole e di impressioni con gli altri abitanti del cielo e non reca danno ad alcuno.Anzi, a tenerlo d’occhio si capisce che la sua prontezza di battute sarcastiche e amaramente ironiche sono la cifra della sua simpatia. Tra i tetti c’è un gran viavai e il comignolo di Gedeone è un polo d’attrazione senza eguali: tra i pennuti non si discute dei destini del mondo ma il bello è proprio qui, nello humor e nei nonsense dei battibecchi, nelle battute lievi e folgoranti. I personaggi di contorno del resto sono tutto un programma, dal merlo petulante al quartetto di improbabili usignoli che cinguettano ciascuno con una sola vocale, dalla chiocciola alpinista a Onofrio il gatto vegano a Basil il pettirosso istintivo fino al Piccionero e al Biancomerlo, emblemi del male e del bene, antagonisti sbaragliati dall’uccellino Spirito del Così Così… Impossibile raccontare le battute che fanno di queste pagine di fumetti a colori, un piccolo manuale a strisce di surreale filosofia quotidiana. Piccione Gedeone (Orecchio a cerbo; 13,90 euro) è firmato da Alberto Graziani, vecchia conoscenza
di Avvenire dove le sue vignette sono apparse dal 2002 al 2015. Dai 13 anni
Tutto lascia credere a una storia reale: la voce narrante dell’autore che racconta di una lunga passeggiata in una zona ai piedi delle Alpi ai confini con la Provenza, arida e monotona, deserta e desolata; l’incontro con il pastore Elzéard Bouffier, solitario e taciturno; la scoperta dell’incredibile opera dell’uomo che piantando ogni giorno cento ghiande fa crescere nel giro di tre anni in quella landa
battuta dai venti e popolata solo di lavanda selvatica, diecimila querce. E dopo le querce, faggi e betulle… In molti hanno creduto all’esistenza di quel pastore generoso e all’effettivo felice incontro con l’autore. Quella che Jean Giono ci ha regalato ben sessantatre anni fa è invece una commovente storia di fantasia – per sua stessa ammissione - metafora delle possibilità di ciascun uomo di rendere il mondo un posto migliore. E di portare a buon fine, con la costanza della grandezza d’animo e l’accanimento della generosità “un’opera degna di Dio”. Omaggio al ventesimo anniversario della pubblicazione in Italia del libro, Salani ripropone una nuova preziosa edizione de L’uomo che piantava gli alberi (18 euro) illustrato con poetica magia, degna del racconto di Giono, da Peppo Bianchessi. Un nuovo classico da non perdere. Dai 15 anni.
All’inizio c’è solo un grande Lupo solitario che vivacchia all’ombra di un albero sgranocchiando mele e leggendo libri. Una vita monotona e persino un po’ malinconica. Un giorno però succede qualcosa di inconsueto che inquieta la bestiola: un Lupetto azzurro si avvicina a grandi passi e scala la collina dove Lupo regna indisturbato. Cosa va cercando? Certo si tratta di un cucciolo, ma quello è il suo territorio e il piccoletto potrebbe avanzare richieste e rivendicare diritti… I due si studiano, si guardano di sottecchi. Muti. Poi viene la notte e Lupetto è sempre lì. Vedendolo tremare Lupo gli offre silenziosamente un angolo della sua coperta di foglie: un gesto che già gli sembra una grande concessione. Il piccolo sfacciato però non se ne va neppure il giorno dopo e anzi continua a osservare senza posa la vita di Lupo. Cosa succederà tra i due? Dopo la diffidenza iniziale scatterà finalmente la scintilla dell’amicizia? L’avvicinamento sembra cosa fatta ma al ritorno dalla passeggiata il grande Lupo scopre con sconcerto che Lupetto se n’è andato. Perché? E dove? La vita per lui torna quella di un tempo, ma con un nuovo carico di tristezza. La storia Lupo&Lupetto tuttavia evolve con un finale a sorpresa che apre la porta a nuove avventure dei due protagonisti. Nadine Brun-Cosme con il suo racconto essenziale e carico di pathos e Oliver Tallec con le sue illustrazioni tenere e sgargianti raccontano le fatiche dell’accoglienza e del riconoscimento dell’altro e della sua diversità. Ma anche una grande e confortante verità: che due è meglio di uno. Pubblicano le Edizioni Clichy
(19,90 euro) in un formato maxi
e una sovracopertina
che diventa poster da colorare e metro da muro per bambini e lupetti. Dai 2 anni
Quella di Pallina è una storia in movimento che richiede un po’ di intuizione ma soprattutto occhi buoni. Non solo, per poterla apprezzare bisogna essere in due, un piccolo lettore e un adulto che legga le brevi didascalie di ogni pagina e faccia da guida. Perché si tratta di rincorrere una pallina che salta ripetutamente e rimbalza qua e là mimetizzandosi strada facendo dentro ogni forma rotonda e dentro i colori. Bisogna scovarla
tra granchi e calamari, diventata pesce palla, o nel cuore di una margherita, in un campo di grano tra le ruote di un trattore, nel frutteto tra mele e melograni, nell’orto dove si confonde tra i pomodori… Stessa forma ma un colore per ogni stagione grazie alle fantasmagoriche illustrazioni di Dario Moretti, autore, illustratore e attore. Questo albo
dal formato quadrato e l’aspetto robusto (Franco Cosimo Panini; 12 euro) contiene due storie, “Le stagioni di Pallina” e “Pallina torna a casa”, nate dall’omonimo spettacolo della compagnia del Teatro all'improvviso di Mantova. Dai 2 anni.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: