Wolfgang Amadeus Mozart morì il 5 dicembre 1791. Così dicono le cronache, anche se qualcuno sostiene che il fatto avvenne qualche ora dopo la mezzanotte. E quella fu la prima volta. Sì, perché non è escluso che ci sia stata una seconda volta. Meglio spiegarsi: la storia della scomparsa di uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi potrebbe anche essere andata in un modo diverso da quello che la sua biografia rivela e cioè che il suo corpo non riposi affatto in una fossa comune del cimitero di San Marco a Vienna. Che la morte del maestro sia stata una finzione. Del resto la fine repentina di Mozart, la sua malattia, i debiti in cui era sprofondato, il suo Requiem rimasto incompiuto, la rivalità con Antonio Salieri hanno da sempre dato adito a supposizioni e illazioni fantasiose. Prodotto romanzi e alimentato il mistero. Che è proprio quello su cui ha lavorato Pierdomenico Baccalario in “L’ombra di Amadeus” (Edizioni Piemme; 16 euro), srotolando un racconto complesso che intreccia più piste e più personaggi in tempi e luoghi diversi, tutti essenziali all’enigma di un Mozart che si finge morto, viene sepolto (Shakespeare insegna…), fugge dal cimitero e poi sparisce per rifarsi una vita nuova, ma… Baccalario, che è un gran narratore, mescola Storia e invenzione con abilità – in dosi accurate e rivelate in una breve appendice – presentandoci oltre a Mozart un ventaglio di protagonisti reali che vanno da Rossini a Dumas, con relative famiglie, da Salieri a Napoleone con relativo contorno. La storia di dipana a partire dalla figura fuori dal comune di Justus, centenario becchino viennese – che aveva sette anni quando il 7 dicembre 1791 Mozart fu sepolto la prima volta – uomo straordinario, l’unico che può dire di conoscere tutta la vicenda dall’a alla zeta. Storia coinvolgente quella di Baccalario, piena di musica, di artisti tormentati, maestri e allievi, combattenti, spie e killer, trame oscure, società segrete, veleni, complotti e tradimenti, di fama e successi. Tutto attorno a una misteriosa scatola egizia, passata di padre in figlio e da maestri ad allievi. Una lettura piena di suspense per tutte le età, dai 12 anni in su. La musica, la grande musica di Giuseppe Verdi, fa da sfondo anche a questa inconsueta biografia del più celebre compositore italiano di cui quest’anno cade il centenario della nascita. “Voci su Verdi” (Rizzoli, 17 euro), come lascia trasparire il titolo, è un ritratto corale che ai giovani lettori offre piccoli quadri familiari di alcuni momenti della vita del musicista. I testi di Serena Piazza e le delicate illustrazioni di Antonio Marinoni danno voce a Verdi stesso che, bambino, racconta la propria infanzia a Roncole di Busseto; al padrone della piccola casa di Milano in cui il giovane compositore si era inizialmente trasferito; all’amatissimo cane Loulou; al campanaro di Collonges, in Savoia, testimone delle seconde nozze di Verdi; alla cuoca della villa che Verdi abitò con Giuseppina Strepponi, seconda moglie e soprano di fama; alla cameriera dell’hotel de Milan di via Manzoni, che ricorda la folla inneggiante al maestro che lì alloggiava, la sera della prima del Falstaff. Testimonianze immaginarie ma efficaci nel restituire il Giovanni Verdi privato, prima di tutto uomo. Da 12 anni. Personaggio dall’intelligenza acuta e vivace, desideroso di conoscere la complessità del mondo e delle persone, astuto e intraprendente, con una scaltrezza che sa guardare avanti e prevedere ciò che altri non immaginano, Ulisse è anche il più umano degli eroi dell’antichità: il più sensibile ai richiami dell’avventura, anche quella con evidenza insidiosa dentro cui si butta a capofitto, rischiando guai a non finire ma riuscendo sempre a uscirne con coraggio e abilità. Alla stregua di un supereroe moderno. La riscrittura dell’Odissea come un romanzo, con un linguaggio moderno ma non senza poesia come quella proposta da Giovanni Nucci con “Ulisse. Il mare color del vino” (Salani; 11,90 euro) ci offre proprio quest’umanità complessa dell’eroe omerico. Personalità in cui convivono emozioni e sentimenti contrastanti, il coraggio e la paura, la furbizia e lo scrupolo, l’intraprendenza e la nostalgia. Forse per questo tra tutti i mitici protagonisti delle gesta raccontate da Omero, Ulisse è quello che di più riesce ad affascinare giovani e adulti. Perché la sua storia, il suo viaggio lungo e meraviglioso, la sua inquietudine continuano da oltre duemila anni a parlare di ciascuno di noi. Dai 12 anni.
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