Timido, riservato, pensieroso, schivo, gracile e fragile di fronte alla vita, Primo Levi, scrittore e grande testimone sopravvissuto alla Shoa, è un uomo complesso da raccontare, con una vitalità tenace che lui stesso stentava a riconoscere A chi ne ammirava la forza con cui aveva affrontato e raccontato la prigionia nel lager di Auschwitz confessava umilmente: “Io non sono un uomo forte”. E si riteneva un fortunato, avvantaggiato dell’essere stato un chimico, utile al lavoro che si svolgeva al campo di concentramento; fortunato perché nel gennaio del ’45 – Levi aveva 31 anni - la scarlattina gli permise di essere abbandonato dai nazisti in fuga e di salvarsi. Ma chi era Primo Levi, che bambino e che adolescente è stato? Chi erano gli amici e come maturò l’idea di entrare nella Resistenza l’uomo che con i suoi libri, le sue testimonianze ci ha raccontato attraverso la sua tragica esperienza, cosa è avvenuto e cosa ha significato lo sterminio degli ebrei e di tanti altri innocenti? Frediano Sessi, scrittore, traduttore, saggista, studioso della Shoa, firma una interessante biografia, “Primo Levi: l’uomo, il testimone, lo scrittore” pubblicata da Einaudi ragazzi, ad uso dei lettori più giovani (10 euro). Il racconto di una vita tormentata, dell’infanzia e della giovinezza di Levi, la sua passione per la montagna e le lunghe passeggiate unita a quella per la chimica che lo porta a lavorare nel Milanese, a rifugiarsi nelle montagne valdostane tra i partigiani dove sarà arrestato e deportato ad Auschwitz. Viaggio all’inferno e ritorno. Dai 14 anni Da Primo Levi a Italo Calvino un passo breve: continua nella bella collana “Contemporanea” di Mondadori la serie dedicata alle Fiabe italiane e rivolta ai giovani lettori e a tutti gli appassionati del genere. Ai volumi già pubblicati - “Fiabe per i più piccini”, “Fiabe da far paura”, “Fiabe di mare” e “Fiabe di animali magici”… - si aggiungono ora “Fiabe tutte da ridere” e “Fiabe un po’ da piangere” (15 euro cadauno) con le preziose illustrazioni rispettivamente di Fabian Negrin e Desideria Guicciardini. Due raccolte che riportano alla ribalta personaggi chiave della tradizione favolistica nostrana: sciocchi e furbi, rozzi e buontemponi come Giufà, Cricche, Crocche e Manico d’Uncino e altri pronti a gabbare il prossimo. E poi ancora principi e principesse da maritare, ragazzi coraggiosi, maghe e fate, intrighi, inganni e malefici che sembrano eternare la malvagità. Che invece sempre soccombe al lieto fine. Si tratta di volumi accurati che restituiscono in capitoli, secondo nuovi criteri di raccolta un’opera straordinaria per la nostra cultura. E che oggi rappresentano un omaggio all’autore a novant’anni dalla nascita. Calvino pubblicò le “Fiabe italiane” nel 1956, dall’editore Einaudi. “Per due anni ho vissuto in mezzo a boschi e palazzi incantati”, scrisse presentando l’opera e il suo consistente lavoro di raccolta di storie della tradizione popolare di ogni regione, degli ultimi cent’anni, e di riscrittura in italiano dai vari dialetti locali. Come avevano fatto i fratelli Grimm oltre un secolo prima con le fiabe della tradizione popolare tedesca. Dai 10 anni ai 99 anni.
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