Ci sono partiture che entrano di diritto nella storia perché, al di là dei loro indiscutibili meriti artistici, ad essa sono legate in modo indissolubile; perché con le vicende e i sentimenti, le speranze e le sofferenze dell'intera umanità hanno instaurato un rapporto così profondo da travalicare qualsiasi dimensione spazio-temporale. Il War Requiem di Benjamin Britten (1913-1976) è sicuramente una di queste e, sin dalla sua prima esecuzione – che ebbe luogo il 30 maggio 1962, in occasione della festa di riconsacrazione della Cattedrale di San Michele a Coventry – ha subito acquistato il valore di opera-evento. Proprio negli anni in cui si assisteva alla nascita della cosiddetta "guerra fredda", quell'edificio sacro, abbattuto durante i bombardamenti del 1940, era infatti divenuto il simbolo della ricostruzione e della generale volontà di pace espressa da un'Europa ancora sotto choc.Sulla carta a carbone del pentagramma Britten ha lasciato impresso il sigillo dei suoi controversi stati d'animo, dando vita a un'originale sintesi liturgico-musicale; al testo latino della Messa dei defunti (affidato al soprano sull'accompagnamento di coro misto, voci bianche e grande orchestra) sono infatti intervallate le riflessioni in inglese racchiuse nei versi del soldato-poeta Wilfred Owen (caduto in battaglia una settimana prima della conclusione della Grande Guerra), con il tenore e il baritono affiancati da un'orchestra da camera.Lettura di riferimento, quella offerta da Kurt Masur con l'Israel Philharmonic Orchestra, il Prague Philharmonic Choir, l'Ankor Childrens Choir e con le voci soliste di Edith Wiens, Nigel Robson e Håkan Hagegård è stata realizzata dal vivo a Tel Aviv nel 1996, a pochi mesi dalla fine della Seconda Intifada e dall'attentato a Yitzhak Rabin (due cd pubblicati da Helicon e distribuiti da Ducale); intensa, partecipata e carica di pathos, risulta particolarmente convincente nelle sezioni del Requiem aeternam iniziale, del Lacrimosa (con lo splendido intervento del soprano) e del Dies Irae, affresco apocalittico di grande potenza evocativa. Ma è da ascoltare e meditare per intero, testi alla mano, questo capolavoro, che con il suo messaggio profetico rappresenta un monito e un richiamo quantomai attuale.
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