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La Slovacchia, e quindi l'Europa intera, hanno bisogno oggi di «cristiani che sanno mostrare, con la vita, la bellezza del Vangelo. Che sono tessitori di dialogo laddove le posizioni si irrigidiscono». Cristiani, aggiunge il Papa, quasi disegnando un ideale identikit, «che fanno risplendere la vita fraterna, laddove spesso nella società ci si divide e si è ostili; che diffondono il buon profumo dell’accoglienza e della solidarietà, laddove prevalgono spesso gli egoismi personali e collettivi; che proteggono e custodiscono la vita dove regnano logiche di morte».
Giunto all'ultimo atto del suo pellegrinaggio nel cuore del Vecchio Continente, Francesco riepiloga in pratica con queste parole il senso di tutte le parole sparse come semi fecondi nei quattro giorni del 34° viaggio internazionale. Si potrebbe ulteriormente riassumere: radicati, ma aperti. Come Cristo sulla croce, non a caso il modello cui costantemente ha fatto riferimento il pontefice nei suoi discorsi.Ma qui, su un'ampia spianata a poche centinaia di metri in linea d'aria dal Santuario nazionale Slovacco della Madonna dei sette dolori, dove poco prima della Messa, si raccoglie in preghiera con i vescovi del Paese, Bergoglio suggella il suo magistero “europeo” e al tempo stesso rilancia: “Non si può ridurre la fede a zucchero che addolcisce la vita. Gesù è segno di contraddizione”. E ugualmente segni di contraddizione devono essere i suoi fedeli, anche se, spiega il Pontefice, «non ostili al mondo».
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Ad ascoltarlo sono arrivati da tutta la Slovacchia (e molti con difficoltà, date le restrizioni per la sicurezza e il Covid) 60mila fedeli, attraverso il cui entusiasmo Francesco passa in papamobile, dopo il tragitto in auto da Bratislava. Il 15 settembre infatti è il proprio il giorno in cui, per antica tradizione, la Chiesa slovacca omaggia la Vergine venerata in questo santuario con un grande pellegrinaggio. Anche il Papa dunque vi partecipa sulle orme di Giovanni Paolo II che venne qui nel 1995 e di Madre Teresa di Calcutta, che sostò nel 1987 nella chiesa edificata tra le verdi campagne della regione al confine con l'Austria.
Nell'omelia il Papa fa riferimento alla Madonna dei sette dolori, titolo che ricorda diversi episodi di sofferenza della Vergine, raccontati nel Vangelo, dalla rivelazione di Simeone, il cui brano viene letto durante la Messa, alla fuga in Egitto; dalla ricerca di Gesù nel tempio, fino ai momenti dolorosissimi della passione, crocifissione e morte del suo Figlio. Maria “sta sotto la croce. Non scappa, non tenta di salvare se stessa – sottolinea Francesco – non usa artifici umani e anestetizzanti spirituali per sfuggire al dolore”. E dunque anche noi siamo chiamati alla stessa prova. “Restare sotto la croce col volto segnato dalle lacrime, ma con la fede di chi sa che nel suo Figlio, Dio trasforma il dolore e vince la morte”.In precedenza proprio alla Vergine dei sette dolori, il Papa e i vescovi slovacchi avevano affidato la loro vita, la patria e la loro stessa comunione episcopale.
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La statuta della Madonna addolorata con Cristo morto in braccio, all'interno del Santuario, fu commissionata nel 1564 da una nobildonna locale, come ex voto per aver esaudito le preghiere di conversione del marito, un signorotto di Sastin, uomo irascibile e violento. Molti furono poi i miracoli attribuiti in loco all'intercesione di Maria, tanto che nel 1760 fu inaugurato l'attuale santuario, finanziato con le offerte dei fedeli e dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, la quale presenziò alla cerimonia con il marito, l'imperatore Francesco I di Lotaringia.Al termine della Messa, Papa Francesco ringrazia quanti hanno collaborato all'organizzazione della sua visita, citando in particolare la presidente slovacca, Zuzana Caputova, presente insieme al primo ministro. Tra i concelebranti anche l'arcivescovo emerito di Cracovia, cardinale Stanislaw Dziwisz e l'ex vescovo di Trnava, Robert Bezàk, dimesso da Benedetto XVI nel 2012. Lunedì Francesco lo aveva ricevuto in nunziatura con la sua famiglia. “Vi porto tutti nel cuore”, conclude il Pontefice.Un primo bilancio infine nelle parole di gratitudine dell'arcivescovo di Bratislava e presidente della Conferenza Episcopale Slovacca, Stanislav Zvolenský: “Grazie, Santità, - dice il presule - per averci ricordato che bisogna prendersi cura dei poveri, che non possiamo ignorare coloro che sono rimasti indietro e hanno bisogno del nostro aiuto. Grazie per averci sostenuto nel reciproco rispetto, Latini e Bizantini che apparteniamo alla stessa Chiesa Cattolica. Grazie per aver incontrato i rappresentanti della religione ebraica e delle Chiese cristiane con le quali cerchiamo ancora di ristabilire la piena comunione. Grazie dell’incontro coi nostri giovani: Lei ci ha aperto il Suo cuore di padre; e ci ha ricordato l’importanza di stupirci e di sognare”. Sintesi efficace dei diversi momenti del viaggio.