Il Papa saluta i fedeli in piazza San Pietro per l'udienza generale - Reuters
Udienza generale dedicata alla virtù dell'umiltà, quella di oggi, 22 maggio maggio, davanti a 15mila fedeli. «L’umiltà è tutto. È ciò che ci salva dal Maligno, e dal pericolo di diventare suoi complici - ha sottolineato il Papa -. È la fonte della pace nel mondo e nella Chiesa. Dove non c'è umiltà, c'è guerra, c'è discordia, c'è divisione. Dio ce ne ha dato l’esempio in Gesù e in Maria». E in riferimento alla pace, nei saluti finali il Pontefice ha aggiunto: «Preghiamo per la pace, abbiamo bisogno di pace. Il mondo è in guerra. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina che sta soffrendo tanto. Non dimentichiamo Israele e la Palestina. Che cessi questa guerra. Non dimentichiamo il Myanmar e le altre guerre. Occorre pregare per la pace in questo tempo di guerra mondiale». Infine si è rivolto anche ai bambini della prima comunione, nell'imminenza della Giornata mondiale loro dedicata. «Rivolgo il mio pensiero a tutti i bambini che vivono questo importante incontro con Gesù e li incoraggio in questo momento di gioia a saper vedere anche le necessità dei loro coetanei che soffrono, vittime della guerra, della fame e della povertà».
La catechesi odierna conclude dunque il ciclo dedicato alle virtù. Francesco ha però ricordato che l'umiltà non fa parte del settenario di quelle cardinali e teologali, ma che è alla base della vita cristiana. «Essa è la grande antagonista del più mortale tra i vizi, vale a dire la superbia. Mentre l’orgoglio e la superbia gonfiano il cuore umano, facendoci apparire più di quello che siamo, l’umiltà riporta tutto nella giusta dimensione: siamo creature meravigliose ma limitate, con pregi e difetti. La Bibbia fin dall’inizio ci ricorda che siamo polvere e in polvere ritorneremo. “Umile” infatti deriva da humus, terra. Eppure nel cuore umano sorgono spesso deliri di onnipotenza, tanto pericolosi».
Per liberarci dal «demone della superbia» due sono le vie indicate dal Papa. La prima è «contemplare un cielo stellato per ritrovare la giusta misura, come dice il Salmo 8: "Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?". E la scienza moderna - ha aggiunto - ci permette di estendere l’orizzonte molto molto di più, e di sentire ancora maggiormente il mistero che ci circonda e che ci abita». Dunque, «beate le persone che custodiscono in cuore questa percezione della propria piccolezza: sono preservate dall’arroganza. Nelle sue Beatitudini, Gesù parte proprio da loro: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli". È la prima Beatitudine perché sta alla base di quelle che seguono: infatti la mitezza, la misericordia, la purezza di cuore nascono da quel senso interiore di piccolezza. L’umiltà è la porta d’ingresso di tutte le virtù».
La seconda strada è imitare Maria. «L’eroina prescelta» per far ripartire il mondo, ha fatto notare Francesco, «non è una reginetta cresciuta nella bambagia, ma una ragazza sconosciuta: Maria. La prima ad essere stupita è lei stessa, quando l’angelo le porta l’annuncio di Dio. E Dio – per così dire – è attratto dalla piccolezza di Maria, che è soprattutto una piccolezza interiore. Lei aveva sicuramente tante altre qualità, che appariranno poco alla volta nella trama dei Vangeli, ma l’unica ad essere nominata è questa: l’umiltà. Da qui in avanti Maria si guarderà bene dal calcare il palcoscenico. La sua prima decisione dopo l’annuncio dell’angelo è dirigersi verso i monti di Giuda, per fare visita a Elisabetta: la assiste negli ultimi mesi di gravidanza. Ma chi vede questo gesto? Nessuno, se non Dio». Nemmeno «la verità più sacra della sua vita – l’essere Madre di Dio – diventa per lei motivo di vanto davanti agli uomini. In un mondo che è una rincorsa ad apparire, a dimostrarsi superiori agli altri, Maria cammina decisamente, con la sola forza della grazia di Dio, in direzione contraria».
Mai ha vacillato l'umiltà di Maria, ha detto il Papa. «Questa sua piccolezza è la sua forza invincibile: è lei che rimane ai piedi della croce, mentre l’illusione di un Messia trionfante va in frantumi. Sarà Maria, nei giorni precedenti la Pentecoste, a raccogliere il gregge dei discepoli, i quali non erano stati capaci di vegliare un’ora soltanto con Gesù, e lo avevano abbandonato al sopraggiungere della tempesta». Rimanere nell'umiltà è dunque la via giusta per promuovere la pace nel mondo.
Nel salutare i partecipanti al corso delle novizie organizzato dall'Usmi (Unione delle Superiore maggiori d'Italia) il Papa ha aggiunto: «Guardo queste novizie e mi chiedo: quante sono italiane? Poche. C'è scarsità di vocazioni in Italia». Da qui il suo appello a pregare per le vocazioni alla vita consacrata.