Le guerre nel mondo? Possibili grazie «alla ricca Europa e all’America che vendono armi». I migranti? «Non bisogna averne paura, ma lavorare per accoglierli». Il bullismo? «Una dichiarazione di guerra ogni volta che compiamo un atto simile». Papa Francesco torna a fare sentire forte e chiara la sua voce contro chi «vuole alzare i muri» e non comprende che «così si alimentano integralismi e fondamentalismi». Lo fa davanti a una platea composta prevalentemente da studenti e docenti del collegio arcivescovile San Carlo di Milano, ricevuti in udienza per festeggiare i 150 anni di vita di questo prestigioso istituto scolastico milanese che parte dalla scuola dell’infanzia-asilo nido e arriva a diverse tipologie di licei.
Un dialogo, quello che il Papa ha fatto con gli studenti dell’istituto che gli hanno fatto alcune domande dopo il saluto iniziale del rettore del collegio don AlbertoTorriani. Un botta e risposta che non ha evitato nessuna delle grandi questioni che in questo momento agitano l’opinione pubblica italiana e mondiale. E papa Francesco nelle sue risposte torna a ribadire con chiarezza alcuni punti fermi del suo magistero.
«Non dobbiamo avere paura dei migranti – risponde agli studenti che gli domandano come comportarsi su questo tema –. I migranti siamo noi, Gesù è stato migrante» e aggiunge, quasi a precedere la possibile obiezione, che «qualcuno potrebbe dire che sono delinquenti. Ma anche noi ne abbiamo tanti. La mafia non è stata inventata dai nigeriani, La mafia è, diciamo, un "valore" nazionale. È nostra, italiana». «Il cuore è aperto per accogliere tutti – aggiunge –. Se io ho il cuore razzista devo capire il perché e convertirmi».
Non meno pesanti le parole utilizzate per rispondere alla domanda sulle guerre che flagellano il mondo. «Se ci sono le guerre nel mondo – risponde il Papa – è perché qualcuno vende le armi per ammazzare i bambini, per ammazzare la gente. Siamo noi a fare le differenze, sono la ricca Europa e l’America a vendere le armi», ricordando alcuni degli scenari di guerra attivi attualmente: dallo Yemen alla Siria, all’Afghanistan. E papa Francesco ribadisce con chiarezza a studenti, docenti e genitori del collegio arcivescovile milanese, che «non è Dio a fare le differenze, bensì siamo noi a fare le differenze». Anche i sistemi economici non sono privi, risponde Francesco, di responsabilità «per il fatto che vi siano persone che vivono in povertà. I bambini affamati? Le differenze tra la gente? Non è Dio a volerlo, ma le fa anche questo sistema economico ingiusto dove ogni giorno ci sono più o meno ricchi con tanti soldi e tanti poveri senza nulla. Siamo noi con questo sistema economico ingiusto a fare la differenza, a fare che i bambini siano affamati». E ancora una volta a prevenire un’altra possibile obiezione, è lo stesso Bergoglio a dire che qualcuno «potrebbe che non sapeva che il Papa è un comunista. No, risponderei, questo ce lo ha insegnato Gesù ed è su questo che saremo giudicati».
L’udienza al collegio San Carlo si trasforma nell’occasione per tornare a parlare anche di società multietnica e multiculturale. Francesco osserva che dobbiamo «ringraziare Dio perché il dialogo tra persone, culture, etnie è una ricchezza». E a chi potrebbe obiettare che in una società così «i tuoi figli non cresceranno puri», il Papa ricorda che «la purezza è come l’acqua distillata, non ha sapore, l’acqua della vita è la multiculturalità».
Invece c’è chi preferisce costruire muri. Chi lo fa, ripete con forza il Papa, «finirà schiavo dentro i muri costruiti, senza orizzonti». Peggio: questi muri diventeranno la radice per far crescere integralismo, fondamentalismo e spirito settario, che «trovano alimento in una diffusa cultura dell’indifferenza, che non è creativa e non ti lascia crescere. Anzi spegne le persone», così come possono fare gli atti di bullismo, avverte Francesco rivolgendosi agli studenti: «Ogni volta che fate i bulli, fate una dichiarazione di guerra». Parole chiare, anche per ricordare che la pace e il dialogo si costruiscono iniziando dal territorio nel quale si vive. E per gli studenti, ricorda ancora il Papa, è la scuola.