Il Papa tra i fedeli in piazza San Pietro prima della catechesi - ANSA
Udienza generale in piazza San Pietro dedicata dal Papa alla virtù cardinale della fortezza, la più combattiva delle virtù, ha sottolineato. E non è mancato l'invito anche in questa occasione a pregare per la pace in Ucraina, Palestina, Israele e Myanmar. Francesco, nella sua catechesi ha ricordato: «Un cristiano senza coraggio, che non piega al bene la propria forza, che non dà fastidio a nessuno, è un cristiano inutile». Facendo poi un confronto con le altre due virtù di cui ha parlato già in questo ciclo (prudenza e giustizia), il Pontefice ha spiegato: «Se la prima delle virtù cardinali, vale a dire la prudenza, era soprattutto associata alla ragione dell'uomo; e mentre la giustizia trovava la sua dimora nella volontà; questa terza virtù, la fortezza, è spesso legata dagli autori scolastici a ciò che gli antichi chiamavano 'appetito irascibile'». «Il pensiero antico - ha aggiunto infatti - non ha immaginato un uomo senza passioni: sarebbe un sasso. E non è detto che le passioni siano necessariamente il residuo di un peccato; però esse vanno educate, indirizzate, purificate con l'acqua del Battesimo, o meglio con il fuoco dello Spirito Santo».
Secondo il Papa c'è una dimensione «esistenziale di questa virtù così importante che ci aiuta a portare frutto nella vita». «Gli antichi - ha ricordato - riconoscevano nella virtù della fortezza un duplice andamento, uno passivo, l'altro attivo». Il primo «è rivolto dentro noi stessi - ha proseguito -. Ci sono nemici interni che dobbiamo sconfiggere, che vanno sotto il nome di ansia, di angoscia, di paura, di colpa: tutte forze che si agitano nel nostro intimo e che in qualche situazione ci paralizzano. Quanti lottatori soccombono prima ancora di iniziare la sfida«. La fortezza, dunque, «è una vittoria anzitutto contro noi stessi. La maggior parte delle paure che nascono in noi sono irrealistiche, e non si avverano per nulla».
Il secondo movimento della virtù della fortezza è «di natura più attiva - ha continuato il Papa -. Oltre alle prove interne, ci sono nemici esterni, che sono le prove della vita, le persecuzioni, le difficoltà che non ci aspettavamo e che ci sorprendono«. Da questo punto di vista, «noi possiamo tentare di prevedere quello che ci capiterà, ma in larga parte la realtà è fatta di avvenimenti imponderabili, e in questo mare qualche volta la nostra barca viene sballottata dalle onde. La fortezza allora ci fa essere marinai resistenti, che non si spaventano e non si scoraggiano. La fortezza è una virtù fondamentale perché prende sul serio la sfida del male nel mondo».
Questa sfida, ha ammonito Francesco, è reale. «Basta sfogliare un libro di storia, o purtroppo anche i giornali, per scoprire le nefandezze di cui siamo un po' vittime e un po' protagonisti: guerre, violenze, schiavitù, oppressione dei poveri, ferite mai sanate che ancora sanguinano". "La virtù della fortezza ci fa reagire e gridare un 'no' secco a tutto questo - ha indicato -. Nel nostro confortevole Occidente, che ha un po' annacquato tutto, che ha trasformato il cammino di perfezione in un semplice sviluppo organico, che non ha bisogno di lotte perché tutto gli appare uguale, avvertiamo talvolta una sana nostalgia dei profeti. Ma sono molto rare le persone scomode e visionarie«. Per Francesco, «c'è bisogno di qualcuno che ci scalzi dal posto soffice in cui ci siamo adagiati e ci faccia ripetere in maniera risoluta il nostro 'no' al male e a tutto ciò che conduce all'indifferenza».
«Il mio pensiero - ha aggiunto nei saluti finali - va alla martoriata Ucraina, alla Palestina e a Israele. Che il Signore ci dia la pace dappertutto«. Il Papa ha poi ricordato anche il Myanmar e ha esortato: «Non dimentichiamo questi fratelli e sorelle che soffrono tanto nei Paesi in guerra. E preghiamo sempre per la pace«. Una parola il Pontefice ha dedicato anche «al popolo del Kazakistan», cui ha espresso la sua «vicinanza spirituale in questo momento, in cui una massiccia alluvione ha colpito molte regioni del Paese e ha causato l'evacuazione di migliaia di persone dalle loro case«. Durante i saluti ai pellegrini di lingua inglese ha invitato «tutti a pregare per tutti coloro che stanno subendo gli effetti di questo disastro naturale».
Prima di leggere la sua catechesi, Francesco aveva fatto un giro tra i fedeli in piazza San Pietro, ospitando sulla jeep bianca quattro bambini.