“Gesù non fa qualcosa per noi, ma dà tutto: dà la vita per noi. Il suo è un cuore pastorale. Fa il pastore con tutti noi” ha affermato il Papa nella catechesi del mercoledì - Reuters
"Chiedo a tutti voi di pregare con me per padre Isaac Achi, della diocesi di Minna, nel nord della Nigeria, ucciso domenica scorsa nella casa parrocchiale. Quanti cristiani soffrono sulla propria pelle la violenza: preghiamo per loro!". Così papa Francesco si è espresso durante i saluti ai fedeli di lingua inglese, al termine dell'udienza generale, esprimendo il suo cordoglio per la morte del sacerdote morto nella casa parrocchiale hanno dato fuoco in Nigeria.
IL TESTO DELLA CATECHESI
Prima il Papa ha invece, incentrato la catechesi del mercoledì sullo zelo apostolico e in particolare su Gesù, modello dell'Annuncio. “Gesù non fa un grande prodigio, non lancia un messaggio ad effetto, ma si mischia con la gente che andava a farsi battezzare da Giovanni”. È questo “il primo gesto pubblico” che compie Gesù, “dopo gli anni della vita nascosta a Nazaret” ha ricordato il Papa, in Aula Paolo VI. “Gesù è in contatto col Padre nelle preghiera e con tutta la gente per la missione, per la catechesi, per insegnare la strada al Regno di Dio”, ha spiegato Francesco a braccio: “Se vogliamo rappresentare con un’immagine il suo stile di vita, non abbiamo difficoltà a trovarla: Gesù stesso ce la offre, parlando di sé come del buon Pastore, colui che – dice – dà la propria vita per le pecore. Questo è Gesù”. In questo modo, per il Papa, Gesù “ci offre la chiave del suo agire nel mondo: spendersi per i peccatori, facendosi solidale con noi senza distanze, nella condivisione totale della vita. Infatti, parlando della sua missione, dirà di non essere venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita”.
“Ogni giorno, dopo la preghiera, Gesù dedica tutta la sua giornata all’annuncio del Regno di Dio e alle persone, soprattutto ai più poveri e deboli, ai peccatori e agli ammalati”, ha ricordato Francesco: “Fare il pastore non era solo un lavoro, che richiedeva del tempo e molto impegno; era un vero e proprio modo di vivere: ventiquattro ore al giorno, vivendo con il gregge, accompagnandolo al pascolo, dormendo tra le pecore, prendendosi cura di quelle più deboli”.
“Gesù non fa qualcosa per noi, ma dà tutto: dà la vita per noi. Il suo è un cuore pastorale. Fa il pastore con tutti noi” ha affermato il Papa, che nella catechesi dedicata allo zelo apostolico ha ricordato che “per riassumere in una parola l’azione della Chiesa si usa spesso proprio il termine pastorale. E per valutare la nostra pastorale, dobbiamo confrontarci con il modello, confrontarci con Gesù buon Pastore”.
“Anzitutto possiamo chiederci”, l’invito del Papa: “Lo imitiamo abbeverandoci alle fonti della preghiera, perché il nostro cuore sia in sintonia con il suo?”. “Se si sta con Gesù si scopre che il suo cuore pastorale palpita sempre per chi è smarrito, perduto, lontano”, ha spiegato Francesco: “E il nostro?”. “Quante volte – ha proseguito a braccio – viene gente che è un po’ difficile, difficoltosa per noi: ‘Ma è un problema suo: che si arrangi’. Gesù mai ha detto questo – ‘che si arrangi’ – è andato Lui a trovarla. Stava con tutti gli emarginati, con tutti i peccatori. Era accusato di quello: stare con i peccatori. Perché portava proprio ai peccatori la salvezza di Dio”.
Poi il suggerimento di leggere la parabola della pecora smarrita, contenuta nel capitolo 15 del Vangelo di Luca, in cui Gesù parla anche della moneta perduta e del figlio prodigo. “Se vogliamo allenare lo zelo apostolico, il capitolo 15 di Luca è da avere sempre sotto gli occhi”, il consiglio del Papa: “Leggetelo spesso: lì potete capire cosa sia lo zelo apostolico. Lì scopriamo che Dio non sta a contemplare il recinto delle sue pecore e nemmeno le minaccia perché non se ne vadano. Piuttosto, se una esce e si perde, non la abbandona, ma la cerca. Non dice: ‘Se n’è andata, colpa sua, affari suoi!’”.
“Il cuore pastorale soffre, il cuore pastorale rischia” ha continuato il Papa nell'udienza generale. “Dio soffre per chi se ne va e, mentre lo piange, lo ama ancora di più”, ha spiegato Francesco: “Il Signore soffre quando ci distanziamo dal suo cuore. Soffre per quanti non conoscono la bellezza del suo amore e il calore del suo abbraccio. Ma, in risposta a questa sofferenza, non si chiude, bensì rischia: lascia le novantanove pecore che sono al sicuro e si avventura per l’unica dispersa, facendo così qualcosa di azzardato e pure di irrazionale, ma consono al suo cuore pastorale, che ha nostalgia di chi se n’è andato. La nostalgia di coloro che se ne sono andati”.
“E noi, quando sentiamo che qualcuno ha lasciato la Chiesa, diciamo: ‘che si arrangi’”, la denuncia a braccio del Papa: “Gesù ti insegna la nostalgia di coloro che se ne sono andati. Gesù ha nostalgia di noi, e questo è lo zelo di Dio: non rabbia o risentimento, ma un’irriducibile nostalgia di noi. È lo zelo di Dio”. “E noi abbiamo sentimenti simili?”, ha chiesto Francesco: “Magari vediamo come avversari o nemici quelli che hanno lasciato il gregge. ‘Ha lasciato la fede, lo aspetta l’inferno’, e stiamo tranquilli”. “Incontrandoli a scuola, al lavoro, nelle vie della città, perché non pensare invece che abbiamo una bella occasione di testimoniare loro la gioia di un Padre che li ama e che non li ha mai dimenticati?”, la proposta: “Non per fare proselitismo, ma per camminare insieme. Evangelizzare non è fare proselitismo. Fare proselitismo è una cosa pagana, non religiosa o evangelica. C’è una parola buona per loro e abbiamo l’onore e l’onere di essere noi a dire quella parola. Perché la Parola, Gesù, questo ci chiede: di avvicinarsi sempre, col cuore aperto, a tutti, perché Lui è così. Magari seguiamo e amiamo Gesù da tanto tempo e non ci siamo mai chiesti se ne condividiamo i sentimenti, se soffriamo e rischiamo in sintonia con il suo cuore pastorale!”.
“Non si tratta di fare proselitismo perché gli altri siano dei nostri – questo non è cristiano – ma di amare perché siano figli felici di Dio”, ha ribadito il Papa: “Chiediamo nella preghiera la grazia di un cuore pastorale, aperto, di essere vicini a tutti per portare il messaggio del Signore e anche sentire per loro la nostalgia di Cristo. Perché, senza questo amore che soffre e rischia, rischiamo di pascere solo noi stessi. Pastori di se stessi, invece di essere pastori del gregge”.
Il dolore straziante per Dnipro, le parole del Papa: non restare indifferenti
"E per favore, non dimentichiamo di pregare per la martoriata Ucraina, tanto bisognosa di vicinanza, di conforto e soprattutto di pace". E' l'appello di Francesco al termine dell'udienza. "Sabato scorso - ha continuato il Pontefice - un nuovo attacco missilistico ha causato molte vittime civili, tra cui bambini. Faccio mio il dolore straziante dei familiari. Le immagini e le testimonianze di questo tragico episodio sono un forte appello a tutte le coscienze. Non si può rimanere indifferenti!".
IL VIDEO DELLA CATECHESI