Spesso "dietro la maschera farisaica della correttezza asfissiante si nasconde qualcosa di brutto e di non risolto". Lo ha denunciato papa Francesco all'udienza generale, dedicata al nono e decimo comandamento: "Non desiderare la donna d'altri, non desiderare la roba d'altri".
Il Papa ha rilevato che questi comandamenti - da lui tradotti con l'espressione 'non desiderare il coniuge altrui; non desiderare i beni altrui - esortano a purificare i desideri perché altrimenti "i precetti di Dio possono ridursi ad essere solo la bella facciata di una vita che resta comunque un'esistenza da schiavi e non da figli".
"Teniamo ben presente - ha spiegato il Papa alla folla di piazza San Pietro - che tutti i comandamenti hanno il compito di
indicare il confine della vita, il limite oltre il quale l'uomo distrugge sé stesso e il prossimo, guastando il suo rapporto
con Dio. Se tu vai oltre, distruggi te stesso e distruggi il rapporto con Dio e distruggi il rapporto con gli altri. I Comandamenti segnalano questo". E gli ultimi due, ha sottolineato Francesco, mettono "in risalto il fatto che tutte le trasgressioni nascono da una comune radice interiore: i desideri malvagi. Tutti i peccati nascono da un desiderio malvagio, lì comincia a muoversi il cuore e uno entra in quell'onda e finisce in una trasgressione, non una trasgressione formale legale, in una trasgressione che ferisce se stesso e gli altri".
"Nel Vangelo - ha aggiunto - lo dice esplicitamente il Signore Gesù: 'Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza'". "Un bell'elenco, eh? Lo ripeto, perché ci fa bene a tutti ascoltare le radici malvagie", ha continuato Francesco osservando che "tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo".
"Comprendiamo quindi che tutto il percorso fatto dal Decalogo non avrebbe alcuna utilità se non arrivasse a toccare questo livello, il cuore dell'uomo", ha detto domandando poi ai fedeli: "Da dove nascono tutte queste cose brutte?". "Il Decalogo si mostra lucido e profondo su questo aspetto: il punto di arrivo di questo viaggio è il cuore, e se questo non è liberato, il resto serve a poco. Questa - ha concluso - è la sfida: liberare il cuore da tutte queste cose malvagie e brutte".
UN APPELLO PER LE COMUNITÀ RELIGIOSE DI CLAUSURA: NON MANCHI L'AFFETTO DI TUTTA LA CHIESA
Il Papa ha concluso l'udienza di oggi con un appello a pregare per la Giornata Pro Orantibus, rivolgendosi a tutti i monasteri e gli eremi di clausura del mondo. “Oggi, memoria liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, celebriamo la Giornata pro Orantibus, dedicata al ricordo delle comunità religiose di clausura”, le parole pronunciate ad Francesco al termine dell’udienza, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana: “È un’occasione quanto mai opportuna per ringraziare il Signore per il dono di tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si dedicano totalmente a Dio nella preghiera, nel silenzio e nel nascondimento”. “Ce ne sono tante!”, ha esclamato a braccio. “Non manchi a queste comunità l’affetto, la vicinanza, il sostegno anche materiale di tutta la Chiesa!”, l’appello finale.
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