sabato 22 marzo 2025
Nel complesso di cinque piani non sono previsti allestimenti speciali. La necessità di avere l’ossigeno a disposizione. La stanza pontificia è una delle cento che la struttura ospita
Una veduta esterna della residenza Casa di Santa Marta, dove Francesco ha deciso di stabilirsi fin dall'inizio del suo pontificato

Una veduta esterna della residenza Casa di Santa Marta, dove Francesco ha deciso di stabilirsi fin dall'inizio del suo pontificato - .

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Tutto è pronto a Casa Santa Marta per accogliere di nuovo Francesco. Il palazzo di cinque piani sulla sinistra dalla Basilica Vaticana torna ad essere la “casa del Papa”, come il mondo la conosce dopo l’elezione di Jorge Mario Bergoglio al soglio pontificio nel 2013. Perché Francesco lo ha scelto per abitarci, rinunciando a vivere nell’appartamento papale all’interno del Palazzo Apostolico che, rispetto alla Basilica, si trova sulla destra ed è quello da cui il Papa continua ad affacciarsi la domenica per la preghiera dell’Angelus o del Regina Coeli. Santa Marta è invece sul lato opposto, a due passi da piazza San Pietro e dal colonnato di Bernini, entrando attraverso l’Arco delle Campane, e poco distante dall’Aula Paolo VI. Appena dietro si trovano la Stazione vaticana e poco più avanti i Giardini vaticani.


Il complesso non è destinato a diventare una sorta di “nuovo” ospedale per Francesco dopo le dimissioni dal Gemelli. Non ci saranno allestimenti particolari, assicura il suo medico curante Luigi Carbone nel briefing con i giornalisti. E per le emergenze sarà sufficiente «il servizio h 24 della Sanità ed igiene» della Città del Vaticano. Il Papa avrà bisogno dell’ossigeno. E conterà su una «assistenza specialistica» per la quale «ci siamo preparati al meglio», aggiunge Carbone. Fra le mura vaticane il Pontefice proseguirà le terapie e la fisioterapia motoria e respiratoria. I medici gli hanno raccomandato di limitare al massimo le visite.


Un “sacrificio” per Francesco che aveva fatto di Santa Marta un crocevia di udienze e dialogo. Il Papa abita al secondo piano della resistenza che ha assunto l’attuale conformazione per volontà di Giovanni Paolo II. Con uno scopo principale: ospitare i cardinali che partecipano al Conclave. Un luogo protetto e riservato. Tanto che già nella Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis del 1996 papa Wojtyla aveva stabilito che «i locali della Domus Sanctae Marthae, come pure e in modo speciale la Cappella Sistina e gli ambienti destinati alle celebrazioni liturgiche, devono essere chiusi» durante il periodo dell’elezione. Misure di sicurezza che, seppur in forma diversa, restano in vigore da quando papa Francesco ha designato come sua abitazione quello che all’occhio di un profano può sembrare un albergo. In realtà è un parallelepipedo con poco più di cento camere, la sala da pranzo, la cappellina (quella delle Messe mattutine che hanno segnato la prima parte del pontificato di Bergoglio) e alcune sale che, al di fuori del periodo del Conclave, hanno accolto il personale “consacrato” con incarichi vaticani oppure ospiti in visita, in particolare cardinali. Semplici le camere che comprendono la stanza da letto ridotta all’essenziale, un salottino e il bagno.


Il palazzo che, secondo un antico detto dei romani, «fa lume a San Pietro» prende il nome dalla chiesa e dal piccolo ospedale sorto durante il pontificato di Paolo III (1469-1549 ) che ai domestici dei Palazzi Apostolici aveva dato il placet per la nascita di una Confraternita e di un ricovero destinato ai più poveri, intorno alla Basilica Vaticana, rimasto attivo tra il 1538 e il 1726. Diventato convento dei padri trinitari scalzi tra il 1726 e il 1874, è stato ristrutturato tra il 1992 e il 1996. Ed è stato l’architetto statunitense Louis Astorino a disegnare la cappella dedicata allo Spirito Santo. Dopo essere stato «in pericolo di vita», come ha detto l’équipe medica al Gemelli, Francesco rientra nella sua “casa”. Saranno alla fine 38 i giorni che papa Bergoglio ha trascorso in ospedale.

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