“Giuseppe è l’uomo che sa accompagnare in silenzio” ed è “l’uomo dei sogni”. In queste due espressioni Papa Francesco fissa le caratteristiche di san Giuseppe, al quale dedica l’omelia della Messa a Santa Marta. In questo tempo di Avvento, il Pontefice ricorda poi nella preghiera i bambini disabili della Slovacchia, che hanno realizzato le palle per l’albero di Natale poste sull’altare. (Barbara Castelli – Vatican News)
La saggezza dei bravi genitori
Nelle Sacre Scritture, conosciamo Giuseppe come “un uomo giusto, un osservante della legge, un lavoratore, umile, innamorato di Maria”. In un primo momento, dinanzi all’incomprensibile, “preferisce farsi da parte”, ma poi “Dio gli rivela la sua missione”. E così Giuseppe abbraccia il suo compito, il suo ruolo, e accompagna la crescita del Figlio di Dio “in silenzio, senza giudicare, senza sparlare, senza chiacchierare”.
Aiutare a crescere, a svilupparsi. Così cercò un posto perché il figlio nascesse; lo curò; lo aiutò a crescere; gli insegnò l’ufficio: tante cose… In silenzio. Mai prese per sé proprietà del figlio: lasciò crescere in silenzio. Lascia crescere: sarebbe la parola che ci aiuterebbe tanto, a noi che per natura sempre vogliamo mettere il naso in tutto, soprattutto nella vita altrui. “E perché fa quello? Perché l’altro…?”. E cominciano a chiacchierare, dire… E lui lascia crescere. Custodisce. Aiuta, ma in silenzio.
Un’attitudine sapiente che Papa Bergoglio riconosce a tanti genitori: la capacità di aspettare, senza sgridare subito, pur dinanzi a un errore. E’ fondamentale saper attendere, prima di dire la parola capace di far crescere. Attendere in silenzio, come fa Dio con i suoi figli, per i quali porta tanta pazienza.
L’uomo dei sogni
Nell’omelia, il Pontefice chiarisce poi che san Giuseppe era un uomo concreto, ma con il cuore aperto, “l’uomo dei sogni”, non “un sognatore”.
Il sogno è un posto privilegiato per cercare la verità, perché lì non ci difendiamo dalla verità. Vengono, e... E Dio anche parla nei sogni. Non sempre, perché di solito è il nostro inconscio che viene, ma Dio tante volte scelse di parlare nei sogni. Lo fece tante volte, nella Bibbia si vede no? Nei sogni. Ma Giuseppe era l’uomo dei sogni, ma non era un sognatore, eh? Non era un fantasioso. Un sognatore è un’altra cosa: è quello che crede… va… sta sull’aria, e non ha i piedi sulla terra. Giuseppe aveva i piedi sulla terra. Ma era aperto.
Non perdere il gusto di sognare
Papa Francesco chiede, infine, di non perdere la capacità di sognare, la capacità di aprirsi al domani con fiducia, nonostante le difficoltà che possono sorgere.
Non perdere la capacità di sognare il futuro: ognuno di noi. Ognuno di noi: sognare sulla nostra famiglia, sui nostri figli, sui nostri genitori. Guardare come io vorrei che andasse la vita loro. I sacerdoti anche: sognare sui nostri fedeli, cosa vogliamo per loro. Sognare come sognano i giovani, che sono “spudorati” nel sognare, e lì trovano una strada. Non perdere la capacità di sognare, perché sognare è aprire le porte al futuro. Essere fecondi nel futuro.
Nella cappella della Casa Santa Marta, il Pontefice celebra la Messa e parla della figura di san Giuseppe. Durante la celebrazione, la preghiera per i bambini disabili della Slovacchia
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