martedì 27 maggio 2014
Con la Messa presieduta al Cenacolo si è concluso ieri il viaggio del Papa in Terra Santa. Un pellegrinaggio intensissimo, di tre giorni, carico di significati ed emozioni. E nonostante la fatica, nel viaggio di ritorno il Papa si è intrattenuto sull’aereo con i giornalisti al seguito per circa 50 minuti, affrontando i temi più scottanti dell’attualità.
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​Con la Messa presieduta al Cenacolo si è concluso ieri il viaggio del Papa in Terra Santa. Un pellegrinaggio intensissimo, di tre giorni, carico di significati ed emozioni. E nonostante la fatica, nel viaggio di ritorno il Papa si è intrattenuto sull’aereo con i giornalisti al seguito per circa 50 minuti, affrontando i temi più scottanti dell’attualità.Papa Francesco ha risposto in modo semplice e diretto alle domande a tutto campo dei giornalisti. A partire dal suo invito ai due presidenti Peres a Abbas a pregare in Vaticano per la pace. Non sarà una mediazione ma un momento di preghiera:
“Io prego tanto il Signore perché questi due dirigenti, questi due governi abbiano il coraggio di andare avanti. Questa è l’unica strada per la pace”.
Di Gerusalemme ha parlato dal punto di vista religioso, come la “città della pace delle tre religioni”. Con il patriarca Bartolomeo – ha poi affermato il Papa – “abbiamo parlato dell’unità: ma l’unità si fa nella strada, l’unità è un cammino. Noi non possiamo mai fare l’unità in un congresso di teologia”, come aveva detto Atenagora a Paolo VI: “Noi andiamo insieme, tranquilli, e tutti i teologi li mettiamo in un’isola, che discutano tra loro!”. Quindi – ha proseguito – si tratta di “camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme” e aiutarci. Uno dei punti di cui hanno parlato è la Pasqua, che ancora oggi cattolici e ortodossi celebrano in date diverse:  “Perché è un po’ ridicolo: ‘Ma dimmi, il tuo Cristo quando resuscita?’. ‘La settimana prossima’.  ‘Eh, il mio è resuscitato la scorsa’ …  la data della Pasqua è un segno di unità!”.
E sul suo rapporto con Bartolomeo ha detto: “Con Bartolomeo parliamo come fratelli! Ci vogliamo bene, ci raccontiamo difficoltà del nostro governo. E una cosa di cui abbiamo parlato abbastanza è il problema dell’ecologia. Lui è molto preoccupato: anche io. Abbiamo parlato abbastanza di fare insieme un lavoro congiunto su questo problema”.
Ad una domanda sugli abusi su minori da parte di sacerdoti ha risposto che è come tradire il Corpo del Signore, “è come fare una Messa nera” e nelle indagini “non ci saranno figli di papà”, non esisteranno privilegiati. Poi ha annunciato un incontro:
“La prossima settimana … ci sarà una Messa con sei o otto persone che hanno subito abusi, a Santa Marta, e poi una riunione con loro: io e loro … Su questo si deve andare avanti, avanti: tolleranza zero”.
Riguardo alla riforma della Curia ha osservato che si è “a buon punto”: si opera per alleggerire la struttura, “ad esempio accorpando i dicasteri”. “Uno dei punti chiave è stato quello economico”: a luglio e settembre ci saranno altre riunioni. Riguardo agli scandali, ha ricordato quando Gesù ha detto che è inevitabile che ci siano: “Siamo umani, peccatori tutti. E ci saranno”: “il problema è evitare che ci siano in più”, nella amministrazione economica ci vogliono “onestà e trasparenza”. Quindi ha citato i Padri della Chiesa: “Ecclesia semper reformanda”, “dobbiamo stare attenti a riformare ogni giorno la Chiesa, perché siamo peccatori, siamo deboli”. Per quanto riguarda lo Ior ha ricordato che sono stati chiusi centinaia di conti di persone che non ne avevano diritto. “Lo Ior – ha detto - è per l’aiuto alla Chiesa”.
Parlando del Sinodo sulla famiglia ha confessato che gli dispiace che alcuni, anche persone di Chiesa, riducano tutto alla casistica della Comunione o no ai divorziati risposati. Come aveva già affermato Benedetto XVI – ha sottolineato - bisogna studiare le procedure di nullità e “chiarire che i divorziati non sono scomunicati” perché “tante volte sono trattati da scomunicati”.
Riguardo al celibato dei preti ha ribadito che è una regola di vita che apprezza, è “un dono per la Chiesa”, ma “non è un dogma” e dunque “sempre c’è la porta aperta”, anche perché ci sono già preti cattolici sposati nei riti orientali.
Ha parlato poi dei suoi prossimi viaggi in Asia: Corea del Sud in agosto e poi Sri Lanka e Filippine, in programma per gennaio nelle zone colpite dallo tsunami. Ha parlato dei cristiani perseguitati: “in questo tempo ci sono più martiri che non ai primi tempi della Chiesa”.  E sull’attuale sistema economico ha ribadito che uccide e scarta perché a comandare è il denaro. Quindi ha risposto ad una domanda su una sua eventuale rinuncia al Papato:
“Io farò quello che il Signore mi dirà di fare. Pregare, cercare di fare la volontà di Dio. Benedetto XVI non aveva più le forze, e onestamente, da uomo di fede, umile qual è, ha preso questa decisione. Settant'anni fa i vescovi emeriti non esistevano. Cosa succederà con i Papi emeriti? Dobbiamo guardare a Benedetto XVI come a un'istituzione, ha aperto una porta, quella dei Papi emeriti. La porta è aperta, ce ne saranno altri o no, Dio solo lo sa. Io credo che un vescovo di Roma se sente che le forze vanno giù deve farsi le stesse domande che si è fatto Papa Benedetto”.
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