L'esempio di Giorgio La Pira «è prezioso specialmente per quanti operano nel settore pubblico, i quali sono chiamati ad essere vigilanti verso quelle situazioni negative che san Giovanni Paolo II ha definito "strutture di peccato"». Lo ha detto papa Francesco stamani ricevendo in udienza i membri della Fondazione "Giorgio La Pira" in occasione del loro quinto convegno nazionale. IL TESTO INTEGRALE
Per Francesco, tali strutture di peccato nella vita politica rappresentano «la somma di fattori che agiscono in senso contrario alla realizzazione del bene comune e al rispetto della dignità della persona. Si cede a tali tentazioni quando, ad esempio, si ricerca l'esclusivo profitto personale o di un gruppo piuttosto che l'interesse di tutti; quando il clientelismo prevarica sulla giustizia; quando l'eccessivo attaccamento al potere sbarra di fatto il ricambio generazionale e l'accesso alle nuove leve». In merito il Papa ha citato lo stesso La Pira, il sindaco di Firenze per il quale è in corso il processo di beatificazione, sottolineando che «la politica è un impegno di umanità e di santità».
La politica, ha scandito Francesco indicando l'esempio di La Pira, «è quindi una via esigente di servizio e di responsabilità per i fedeli laici, chiamati ad animare cristianamente le realtà temporali». «Oggi - ha poi aggiunto a braccio - ci vuole una primavera, profeti di speranza, ci vogliono rondini, siate voi».
«La Pira assunse una linea politica aperta alle esigenze del cattolicesimo sociale e sempre schierata dalla parte degli ultimi e delle fasce più fragili della popolazione. Si impegnò altresì in un grande programma di promozione della pace sociale e internazionale, con l'organizzazione di convegni internazionali "per la pace e la civiltà cristiana" e con vibranti appelli contro la guerra nucleare. Per lo stesso motivo compì uno storico viaggio a Mosca nell'agosto 1959. Sempre più incisivo diventava il suo impegno politico-diplomatico: nel 1965 convocò a Firenze un simposio per la pace nel Vietnam, recandosi poi personalmente ad Hanoi, dove poté incontrare Ho Chi Min e Phan Van Dong», ha ricordato Francesco rilevando che La Pira «diede vita a varie opere caritative, quali la Messa del Povero presso San Procolo e la Conferenza di San Vincenzo Beato Angelico». Dal 1936, ha ricostruito il Papa, La Pira «dimorò nel convento di San Marco, dove si diede allo studio della patristica, curando anche la pubblicazione della rivista Principi, in cui non mancavano critiche al fascismo. Ricercato dalla polizia di quel regime si rifugiò in Vaticano, dove per un periodo soggiornò nell'abitazione del Sostituto monsignor Montini, che nutriva per lui grande stima». Un dettaglio poco conosciuto ma importante per capire come i due grandi profeti del cattolicesimo italiano fossero in dialogo tra loro.