martedì 4 giugno 2024
Nell'80° della liberazione di Roma dalle forze naziste, Francesco ricorda il voto dei romani alla Vergine e il miracolo che evitò gli scontri in città. «Anche oggi non si ceda alla logica delle armi»
La lettura del Messaggio del Papa nella chiesa di Sant'Ignazio a Roma

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Sono passati 80 anni dalla liberazione di Roma dalle forze naziste, senza colpo ferire. Era il 4 giugno 1944. Un miracolo attribuito all'intercessione della Madonna, Salus Populi Romani, cui i romani avevano fatto un voto nei giorni precedenti. E il Papa ricordando quell'evento ha chiesto pace per il mondo intero anche oggi, auspicando che non si ceda alla logica delle armi. «Maria, Mediatrice di grazia, sempre vigile e premurosa verso tutti i suoi figli, ottenga per l'umanità intera il dono della concordia e della pace - ha scritto Francesco in un messaggio inviato a monsignor Baldassarre Reina, vicegerente della diocesi di Roma, in occasione dell'80° anniversario del voto alla Vergine -. Affido tutti gli abitanti di Roma, specialmente gli anziani, i malati, le persone sole e in difficoltà, alla materna intercessione di Maria 'Salus Populi Romani'. Lei, la Vergine della tenerezza e della consolazione, rafforzi la fede, la speranza e la carità per irradiare nel mondo l'amore e la misericordia di Dio».

Nel messaggio il Pontefice si dice «spiritualmente unito all'intera Comunità diocesana, che celebra per la prima volta la memoria liturgica di Santa Maria Salus Populi Romani (istituita la scorso anno dall'allora cardinale vicario Angelo De Donatis, ndr), ricordando altresì il voto con cui il popolo di Roma, insieme al suo Pastore, il papa Pio XII, fece alla Madonna il 4 giugno 1944 per implorare la salvezza della città, quando in essa stava per consumarsi lo scontro frontale tra l'esercito tedesco e quello degli alleati anglo-americani». La devozione all'antica icona custodita nella Basilica di Santa Maria Maggiore «è da secoli viva nel cuore dei romani, che ad essa si rivolsero per presentare suppliche e invocazioni, specialmente durante le pestilenze, le calamità naturali, le guerre», scrive ancora il Pontefice. «Davanti a questa immagine hanno trovato eco le vicende salienti della vita religiosa e civile di Roma - ricorda il Pontefice -. Non sorprende quindi che il popolo romano volle affidarsi ancora una volta a Maria 'Salus Populi Romani' mentre l'Urbe viveva l'incubo della devastazione nazista«. A ottant'anni di distanza, «il ricordo di quell'evento così carico di significato vuole essere occasione di preghiera per quanti hanno perso la vita nel secondo conflitto mondiale e di rinnovata meditazione intorno al tremendo flagello della guerra».

Infatti, «troppi conflitti in diverse parti del mondo sono ancora oggi aperti - sottolinea Francesco nella lettera a monsinor Reina -. Penso in particolare, alla martoriata Ucraina, alla Palestina e Israele, al Sudan, al Myanmar, dove ancora rumoreggiano le armi e altro sangue umano continua ad essere versato. Sono drammi - prosegue - che toccano innumerevoli vittime innocenti, le cui grida di terrore e di sofferenza chiamano in causa le coscienze di tutti: non si può e non si deve cedere alla logica delle armi«. A vent'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, nel 1965, «il papa San Paolo VI, parlando all'Onu, si chiedeva: 'Arriverà mai il mondo a cambiare la mentalità particolaristica e bellicosa che finora ha intessuto tanta parte della sua storia?' (4 ottobre 1965)». Secondo papa Francesco, «questa domanda, che attende ancora una risposta, stimola tutti a operare concretamente in favore della pace in Europa e nel mondo intero. La pace è un dono di Dio, che deve trovare anche oggi cuori disponibili ad accoglierlo e ad operare per essere artefici di riconciliazione e testimoni di speranza«.

Perciò il Pontefice auspica «che le iniziative promosse per commemorare il Voto popolare alla Madre di Dio, nei quattro luoghi che furono protagonisti di quell'avvenimento, possano ravvivare nei romani il proposito di essere dappertutto costruttori della pace vera, rilanciando la fraternità come condizione essenziale per ricomporre conflitti e ostilità». «Può essere costruttore di pace chi la possiede in se stesso e, con coraggio e mitezza, si impegna a creare legami, a stabilire rapporti fra le persone, ad appianare le tensioni in famiglia, al lavoro, a scuola, tra gli amici. Realizza così la beatitudine evangelica: 'Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio' (Mt 5,9)", conclude il Papa.

Nel pomeriggio di oggi, 4 giugno 2024, il vicegerente Reina ha presieduto la recita del Rosario guidata dalla comunità del Divino Amore nella chiesa di Sant'Ignazio in campo Marzio e a seguire ha celebrato la Messa. Anch'egli ha sottolineato: «Ci ritroviamo qui a rappresentare tutta la diocesi e a chiedere ancora a Maria di intercedere per noi e per tutto il mondo affinché torni a splendere la pace».

La liberazione di Roma viene considerata un miracolo, perché mentre tutti temevano uno scontro armato per le vie della città tra tedeschi e alleati, i primi si ritirarono da nord nottetempo, mentre gli angloamericani entrarono in città da sud, dopo lo sbarco di Anzio. La liberazione giunse al culmine del periodo più difficile per Roma. Secondo i dati forniti durante la commemorazione storica di sabato 1° giugno da don Flavio Peloso, tra il 1943 e il 1944 ci furono 52 attacchi aerei (uno dei quali raggiunse anche la stazione del Vaticano) durante i quali vi furono 3.000 morti, 11.000 feriti 10.000 case distrutte e 40.000 cittadini senza tetto. Di qui anche il Voto alla Madonna, per scongiurare ulteriori spargimenti di sangue.

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