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Tutti alla base siamo "santi" ma dobbiamo con le nostre opere cooperare con la salvezza di Dio. Lo ha detto il Papa, nell'udienza generale, proseguendo il ciclo di catechesi sulla Lettera di San Paolo ai Galati.
"La giustificazione di Dio ci fa liberi", "è vero, abbiamo i nostri peccati personali ma alla base non siamo condannati, siamo giusti, permettetemi la parola, siamo santi", "siamo stati giustificati solo per pura grazia", ha spiegato il Papa. Ma "la risposta della fede esige di essere attivi nell'amore per Dio e nell'amore per il prossimo".
"La luce della fede ci permette di riconoscere quanto sia infinita la misericordia di Dio, la grazia che opera per il nostro bene. Ma la stessa luce ci fa anche vedere la responsabilità che ci è affidata - ha concluso papa Francesco - per collaborare con Dio nella sua opera di salvezza. La forza della grazia ha bisogno di coniugarsi con le nostre opere di misericordia, che siamo chiamati a vivere per testimoniare quanto è grande l'amore di Dio".
“La giustificazione che Dio opera ci permette di recuperare l’innocenza perduta con il peccato” ha spiegato ancora il Papa, nella catechesi in Aula Paolo II. “La giustificazione avviene per grazia, solo per grazia: noi siamo stati giustificati per una grazia”, ha aggiunto Francesco a braccio sulla scorta dell’insegnamento di San Paolo. “Ma io non posso, come fa qualcuno, andare dal giudice che ci dà la giustizia”, l’obiezione fuori testo: “No, questo non si può pagare, l’ha pagato uno per tutti, Cristo. La giustificazione avviene per grazia”, la risposta.
“Noi siamo stati giustificati, salvati per pura grazia, non per i nostri meriti”, il monito sempre a braccio del Papa: “Siamo peccatori, sì, ma andiamo sulla strada dritta con la grazia di Dio che ci giustifica ogni volta che chiediamo perdono. Siamo già giustificati, ma viene a perdonarci un’altra volta”. Poi il Papa ha citato l’esperienza di San Paolo e il suo incontro con Gesù risorto sulla via di Damasco: “Paolo era stato un uomo fiero, religioso e zelante, convinto che nella scrupolosa osservanza dei precetti consistesse la giustizia. Adesso, però, è stato conquistato da Cristo, e la fede in Lui lo ha trasformato nel profondo, permettendogli di scoprire una verità fino ad allora nascosta: non siamo noi con i nostri sforzi che diventiamo giusti, non siamo noi: ma è Cristo con la sua grazia a renderci giusti. Allora Paolo, per avere una piena conoscenza del mistero di Gesù, è disposto a rinunciare a tutto ciò di cui prima era ricco, perché ha scoperto che solo la grazia di Dio lo ha salvato”.
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“Noi da peccatori siamo diventati giusti. Noi davanti a Dio siamo giusti”. Con queste parole, pronunciate a braccio, il Papa ha spiegato la dottrina della giustificazione, al centro dell’udienza generale di oggi, svoltasi in Aula Paolo VI. “Nel nostro percorso per comprendere meglio l’insegnamento di San Paolo, ci incontriamo oggi con un tema difficile ma importante, quello della giustificazione”, ha esordito Francesco: “Si è tanto discusso su questo argomento, per trovare l’interpretazione più coerente con il pensiero dell’apostolo e, come spesso accade, si è giunti anche a contrapporre le posizioni”. Nella Lettera ai Galati, come pure in quella ai Romani, Paolo “insiste sul fatto che la giustificazione viene dalla fede in Cristo”, ha sottolineato il Papa, che ha aggiunto a braccio: “Qualcuno ti ha giustificato, ti ha fatto giusto davanti a Dio. Alla base sei giusto: chi ti ha fatto giusto? Gesù Cristo”.
Nell’insieme del pensiero di san Paolo, “la giustificazione è la conseguenza della misericordia di Dio che offre il perdono”, ha spiegato Francesco. E “questo è il nostro Dio: così tanto buono, misericordioso, paziente, pieno di misericordia, che continuamente dà il perdono. Dio ti perdona dall’inizio in Cristo: è questa la giustificazione. Dio, infatti, attraverso la morte di Gesù, ha distrutto il peccato e ci ha donato in maniera definitiva il perdono e la salvezza. Così giustificati, i peccatori sono accolti da Dio e riconciliati con Lui. È come un ritorno al rapporto originario tra il Creatore e la creatura, prima che intervenisse la disobbedienza del peccato”.
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Il Papa, al termine della catechesi, ha espresso il suo "dolore" per gli attacchi armati avvenuti domenica scorsa contro alcuni villaggi nel nord della Nigeria. "Prego per coloro che sono morti, per quanti sono rimasti feriti e per l'intera popolazione nigeriana. Auspico che sia sempre garantita nel Paese l'incolumità di tutti i cittadini".
IL VIDEO INTEGRALE DELL'UDIENZA