Papa Francesco guida la preghiera del Rosario per la fine della pandemia nei Giardini Vaticani - Ansa
Una preghiera a Maria per sciogliere i «tanti» nodi «che si stringono attorno alle nostre esistenze e legano le nostre attività». I nodi «dell’egoismo e dell’indifferenza», i nodi «economici e sociali», i nodi «della violenza e della guerra». Una preghiera per sciogliere i nodi «che ci opprimono materialmente e spiritualmente, perché possiamo testimoniare con gioia» Gesù Cristo.
Con questa intenzione papa Francesco ha guidato questa sera, nei Giardini Vaticani, il Rosario che ha chiuso la “maratona” di orazioni che ha visto tutta la Chiesa implorare la fine della pandemia per tutto maggio, mese mariano per eccellenza.
Lo ha fatto davanti a una copia dell’immagine, a lui molto cara, della Vergine Maria che scioglie i nodi di Augsburg.
All’inizio di ciascuno dei cinque misteri gaudiosi c’è stata l’invocazione a sciogliere un nodo.
Nel primo quello «che impedisce di vivere una sincera relazionalità interpersonale» così da «riprendere con gioia il valore della vita comunitaria, superando ogni forma di individualismo e indifferenza». In modo da superare le «nuove forme di solitudine e di abbandono che si sono venute a creare in questo tempo, con anziani trascurati e isolati» e con «giovani privi di speranza e voglia di vivere».
Nel secondo mistero si è pregato per sciogliere il nodo «della disoccupazione e dare vita alla ripresa sociale ed economica», in modo che sia annunciata «una speranza per riprendere le attività» alle «tante persone che hanno perso il lavoro o che stanno vivendo difficoltà economiche e alle aziende che sono al limite della sopravvivenza e che stanno cercando di difendere i loro dipendenti».
Nel terzo mistero l’intercessione di Maria è stata invocata per sciogliere il nodo «della violenza che troppe volte è vissuta tra le mura di casa e delle tensioni sociali a seguito dell’ingiustizia e della mancanza di solidarietà». In modo che sia messa fine «alle tante situazioni di tensione e al diffuso clima di violenza personale e sociale che caratterizza il nostro mondo, dalle famiglie divise e martoriate dalla violenza domestica agli scontri civili e militari, all’odio tra i popoli e le religioni».
Poi il quarto nodo, quello «della malattia e dell’incertezza per restituire la forza della salute e l’impegno solidale per la ricerca scientifica». In modo che «siano sanate le piaghe della malattia e del dolore e perché, anche nel campo medico e sanitario, cessi l’egoismo che porta solo interessi economici e la conquista della ricerca scientifica sia patrimonio di tutte le persone, soprattutto i più deboli e poveri».
Infine il quinto nodo, quello «che impedisce di riprendere nelle nostre comunità la vita della pastorale quotidiana».
Cosicché «le nostre Chiese locali, le parrocchie, gli oratori possano ritrovare entusiasmo e nuovo slancio», in modo che «tutta la Chiesa sia animata dal coraggio per essere sempre "in uscita", contro la dilagante indifferenza».
La “maratona” di preghiera è una iniziativa, nata per desiderio del Papa, promossa dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione presieduto dall’arcivescovo Rino Fisichella e che ha coinvolto trenta Santuari di tutto il mondo che, a turno, hanno guidato ogni giorno di maggio la recita del Rosario per tutta la Chiesa. Ieri sera la preghiera, a cui hanno assistito anche i cardinali Giovanni Battista Re e Mauro Gambetti, è iniziata con la processione nei Giardini Vaticani dell’icona della Vergine Maria che scioglie i nodi guidata dal vescovo di Augsburg, Bertram Johannes Meier.
Al termine il Pontefice ha ringraziato «in modo particolare» il dicastero e i santuari che hanno partecipato. E ha lanciato un accorato appello: «Continuiamo a chiedere al Signore che protegga il mondo intero dalla pandemia e che a tutti, senza esclusione di sorta, sia data presto la possibilità di mettersi al riparo attraverso il vaccino».