«Seguiremo la strada della verità, ovunque possa portarci». Una nota diffusa ieri pomeriggio dalla Sala Stampa vaticana rende pubblico quanto disposto da papa Francesco in merito al caso della condotta dell’arcivescovo americano Theodore Edgar McCarrick, molestatore di seminaristi e giovani sacerdoti, e al quale il 28 luglio scorso, con un gesto clamoroso, lo stesso Francesco aveva tolto il cardinalato imponendogli una vita ritirata di penitenza. Il Papa, «consapevole e preoccupato per lo smarrimento che la pubblicazione delle accuse riguardanti la condotta» dell’ex arcivescovo di Washington «stanno causando nella coscienza dei fedeli», ha disposto un esame di tutta la documentazione riguardante il caso, affinché sia chiaro che «gli abusi e la loro copertura non possono essere più tollerati». E che un diverso trattamento per i vescovi che li hanno commessi o li hanno coperti - si evidenzia nella nota - rappresenta una forma di clericalismo che «non può mai più essere accettabile». Dunque niente più trattamenti speciali per i presuli abusatori o insabbiatori.
La Santa Sede – spiega ancora l’informativa – è infatti cosciente che possono essere stati commessi errori in passato da parte della gerarchia, dato che Theodore McCarrick, nonostante tale condotta, venne promosso vescovo di Metuchen nel 1981, quindi arcivescovo di Newark nel 1986, poi di Washington nel 2000 e infine creato cardinale, ed assicura pertanto che «non mancherà, a tempo debito, di rendere note le conclusioni del caso».
Nel testo del comunicato la vicenda viene così ripercorsa: «Nel settembre 2017, l’arcidiocesi di New York ha segnalato alla Santa Sede che un uomo accusava l’allora cardinale McCarrick di aver abusato di lui negli anni Settanta. Il Santo Padre ha disposto in merito un’indagine previa approfondita, che è stata svolta dall’arcidiocesi di New York e alla conclusione della quale la relativa documentazione è stata trasmessa alla Congregazione per la Dottrina della fede». Nel frattempo – informa ancora il comunicato – poiché nel corso dell’indagine sono emersi gravi indizi, il Santo Padre ha accettato le dimissioni dell’arcivescovo McCarrick dal Collegio cardinalizio, ordinandogli la proibizione dell’esercizio del ministero pubblico e l’obbligo di condurre una vita di preghiera e di penitenza».
Ora, anche in riferimento ad «altre accuse portate contro l’ecclesiastico», papa Francesco «ha disposto di integrare le informazioni raccolte tramite l’investigazione previa con un ulteriore accurato studio dell’intera documentazione presente negli archivi dei dicasteri e uffici della Santa Sede riguardanti l’allora cardinale McCarrick, allo scopo di appurare tutti i fatti rilevanti, situandoli nel loro contesto storico e valutandoli con obiettività», seppure «consapevole che dall’esame dei fatti e delle circostanze potrebbero emergere delle scelte che non sarebbero coerenti con l’approccio odierno a tali questioni».
Il comunicato si conclude ribadendo il «pressante invito» del Papa «ad unire le forze per combattere la grave piaga degli abusi dentro e fuori la Chiesa e per prevenire che tali crimini vengano ulteriormente perpetrati ai danni dei più innocenti e dei più vulnerabili della società». Viene quindi ricordato il vertice convocato da Francesco con i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo per il prossimo mese di febbraio e la sua recente “Lettera al popolo di Dio”, nella quale viene sottolineato come «l’unico modo che abbiamo per rispondere a questo male che si è preso tante vite sia viverlo come un compito che ci coinvolge e ci riguarda tutti come popolo di Dio» e che sarà «questa consapevolezza» a consentire «di riconoscere i nostri peccati e gli errori del passato con un’apertura penitenziale capace di lasciarsi rinnovare da dentro». Mentre dagli Stati Uniti giungono le inquietanti operazioni del miliardario Timothy R. Busch, membro del network cattolico ETWN, che dichiara di voler proseguire quanto iniziato dall’ex nunzio Carlo Maria Viganò ed ha stanziato fondi per indagare e schedare i cardinali elettori di un eventuale Conclave, questo è il primo chiarimento ufficiale da parte della Santa Sede che arriva dopo quaranta giorni dalla pubblicazione del comunicato dell’ex nunzio degli Stati Uniti Viganò, che il 26 agosto scorso aveva accusato Francesco di aver coperto il porporato abusatore e chiesto le sue dimissioni. La nota vaticana tuttavia non cita l’ex nunzio e neppure entra nel merito delle vicende che hanno portato alla designazione di McCarrick alla guida della diocesi di Washington e al cardinalato, in attesa che vengano esaminate tutte le carte.
IL COMUNICATO DELLA SANTA SEDE
Dopo la pubblicazione delle accuse riguardanti la condotta dell’Arcivescovo Theodore Edgar McCarrick, il Santo Padre Francesco, consapevole e preoccupato per lo smarrimento che esse stanno causando nella coscienza dei fedeli, ha disposto che venga comunicato quanto segue:
Nel settembre 2017, l’Arcidiocesi di New York ha segnalato alla Santa Sede che un uomo accusava l’allora Cardinale McCarrick di aver abusato di lui negli anni Settanta. Il Santo Padre ha disposto in merito un’indagine previa approfondita, che è stata svolta dall’Arcidiocesi di New York e alla conclusione della quale la relativa documentazione è stata trasmessa alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Nel frattempo, poiché nel corso dell’indagine sono emersi gravi indizi, il Santo Padre ha accettato le dimissioni dell'’Arcivescovo McCarrick dal Collegio cardinalizio, ordinandogli la proibizione dell’esercizio del ministero pubblico e l’obbligo di condurre una vita di preghiera e di penitenza.
La Santa Sede non mancherà, a tempo debito, di rendere note le conclusioni del caso che coinvolge l’Arcivescovo McCarrick. Anche in riferimento ad altre accuse portate contro l'ecclesiastico, il Santo Padre ha disposto di integrare le informazioni raccolte tramite l'investigazione previa con un ulteriore accurato studio dell'intera documentazione presente negli Archivi dei Dicasteri e Uffici della Santa Sede riguardanti l'allora Cardinale McCarrick, allo scopo di appurare tutti i fatti rilevanti, situandoli nel loro contesto storico e valutandoli con obiettività.
La Santa Sede è consapevole che dall'esame dei fatti e delle circostanze potrebbero emergere delle scelte che non sarebbero coerenti con l'approccio odierno a tali questioni. Tuttavia, come ha detto Papa Francesco, «seguiremo la strada della verità, ovunque possa portarci» (Filadelfia, 27 settembre 2015). Sia gli abusi sia la loro copertura non possono essere più tollerati e un diverso trattamento per i Vescovi che li hanno commessi o li hanno coperti rappresenta infatti una forma di clericalismo mai più accettabile.
Il Santo Padre Francesco rinnova il pressante invito ad unire le forze per combattere la grave piaga degli abusi dentro e fuori la Chiesa e per prevenire che tali crimini vengano ulteriormente perpetrati ai danni dei più innocenti e dei più vulnerabili della società. Egli, come annunciato, ha convocato i Presidenti delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo per il prossimo mese di febbraio, mentre risuonano ancora le parole della Sua recente Lettera al Popolo di Dio: «L'unico modo che abbiamo per rispondere a questo male che si è preso tante vite è viverlo come un compito che ci coinvolge e ci riguarda tutti come Popolo di Dio. Questa consapevolezza di sentirci parte di un popolo e di una storia comune ci consentirà di riconoscere i nostri peccati e gli errori del passato con un'apertura penitenziale capace di lasciarsi rinnovare da dentro» (20 agosto 2018).