Il Papa incontra le superiori maggiori d'Italia - Vatican News
«Il cammino sinodale non è avere risposte e prendere decisioni, è camminare, ascoltare, sentire e andare avanti. Il Sinodo non è un Parlamento, non è una raccolta di opinioni: è mettersi in ascolto della vita sotto la guida dello Spirito Santo, che è il protagonista del Sinodo». Così papa Francesco si è rivolto alle circa 300 partecipanti alla 70esima Assemblea Generale dell'Unione Superiore Maggiori d'Italia (Usmi), riunite in questi giorni a Roma.
Alle religiose Francesco ha chiesto di essere generatrici di speranza, fermento di Dio in mezzo all’umanità. "Se una consacrata non testimonia il Risorto", secondo il Pontefice, "finisce lì la vita sua".
Qui di seguito il testo del discorso del Papa.
«Pace a voi!». Così il Signore salutò le donne: pace a voi. Ringrazio la Presidente per le parole rivolte a nome di tutte.
In questi giorni siete riunite per la vostra 70ª Assemblea Generale, guidate dal tema «In cammino sinodale, donne testimoni del Risorto». Il numero 70 già indica un bel cammino fatto insieme! Di questo dobbiamo ringraziare il Signore, che voi come organizzazione non siete andate in pensione: ringraziamone tanto il Signore!
Vorrei sottolineare tre aspetti che questo tema suggerisce.
Prima di tutto, donne testimoni del Risorto. Le prime testimoni della Risurrezione del Signore sono state proprio le donne, le discepole, che con la loro audacia ci ricordano sempre di nuovo che «Gesù Cristo può anche rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionarlo e ci sorprende con la sua costante creatività divina». «Cristo è il “Vangelo eterno” (Ap 14,6)» e «la sua ricchezza e la sua bellezza sono inesauribili» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 11). Quelle donne coraggiose si sono lasciate sorprendere e spingere dalla forza e dalla luce del Risorto e si sono messe in cammino per cercarlo. Erano coscienti di quanto è importante avere il Signore vivo nel cuore. Il loro atteggiamento ci ricorda che se abbiamo il coraggio di «tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale» (ibid.). È curioso, questo, quando capita di dire: “Cosa facciamo adesso in questa situazione?” – “Preghiamo un po’, vediamo cosa ci dice il Signore nel Vangelo…”, ed ecco che da lì viene l’ispirazione, da lì esce una nuova strada, a volte esce che una famiglia religiosa prenda decisioni che sembrano spaventose, ma no, quella cosa è del Signore! Sempre andare con coraggio, cercare il Signore, che cosa ci dice oggi; non che cosa ci ha detto ieri, questo lasciatelo alle suore di ieri, ma quello di oggi. Certo, ognuno dei vostri Istituti ha il proprio carisma, e questo è lo spirito con il quale voi volete fare la domanda, con quello spirito dei fondatori che voi avete nel cuore, fate la domanda, oggi: “Signore, oggi che devo fare? Cosa dobbiamo fare?”. E le donne sono brave per questo, sanno creare cammini nuovi, sanno dare… Sono coraggiose.
Secondo aspetto: in cammino sinodale. Il Vangelo in un altro passo dice che «le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli» ( Mt 28,8). Qualcuno che pensa un po’ male dice: “Per chiacchierare sono state mandate”. No, no, corsero per dare un annuncio, non è chiacchiericcio: quello è un’altra cosa. La presenza di Gesù non ci chiude in noi stessi, ci spinge verso l’incontro con gli altri e verso la decisione di camminare con gli altri. Queste donne non hanno scelto né di tenere la gioia dell’incontro solo per sé, né di fare il cammino da sole: hanno scelto di camminare insieme agli altri. Perché è proprio della donna essere generosa, è così. A volte sì, qualche nevrotica c’è, ma questo capita un po’ dappertutto, no? Ma la donna è dare vita, aprire strade, chiamare altri… Camminare insieme, hanno scelto di camminare insieme: ricordiamo sempre che «per “camminare insieme” è necessario che ci lasciamo educare dallo Spirito a una mentalità veramente sinodale, entrando con coraggio e libertà di cuore in un processo di conversione», perché «la sinodalità rappresenta la strada maestra per la Chiesa, chiamata a rinnovarsi sotto l’azione dello Spirito e grazie all’ascolto della Parola» [1].
A volte mi viene un po’ di paura quando parliamo di spirito sinodale e subito si pensa: “Adesso devono cambiare questo, questo, questo…”, e torniamo a chiuderci in altro modo. No, il cammino in spirito sinodale è ascoltare, pregare e camminare. Poi, il Signore ci dirà le cose che dobbiamo fare. Ho visto in alcune proposte: “Adesso dobbiamo prendere questa decisione, questo, questo, questo…”. No, questo non è cammino sinodale. Questo è “parlamento”. Non dimentichiamo che il cammino sinodale lo fa lo Spirito Santo: Lui è il capo del cammino sinodale, Lui è il protagonista. E le donne, in questa dinamica, vanno avanti con i Pastori, anche quando tante volte non vi sentite valorizzate e a volte comprese, siete disponibili ad ascoltare, a incontrare, a dialogare, a fare progetti insieme. Aperte, con la grazia dello Spirito Santo.
E terzo aspetto: seminatrici di speranza. Oggi ci manca questa piccola virtù umile che è la speranza, ci manca tanto. Abbiamo versioni mondane: l’ottimismo, il buon senso alto… No, la speranza, la più piccola ma la più forte delle virtù, quella che non delude, non delude mai. E voi dovete essere seminatrici di speranza, che non è lo stesso di seminatrici di ottimismo, no, di speranza, che è un’altra cosa. L’incontro con Gesù Risorto riempie di speranza e «questo implica essere il fermento di Dio in mezzo all’umanità». In altre parole, «vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso si perde, che ha bisogno di avere risposte che incoraggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino» (ibid., 114). «Le sfide esistono per essere superate»: le poche vocazioni, l’interculturalità delle comunità di vita consacrata, il problema delle opere (ma le opere non sono il carisma, state attente!). A volte troviamo persone che davanti alle opere finiscono male, come schiave delle opere, senza la libertà che dà lo Spirito per andare avanti. Sorelle, rimanete fedeli alla chiamata perché il Signore è fedele. Chiamata, risposta fedele e speranza, andare avanti con la speranza. «Siamo realisti, ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza!» (ibid., 109). I vostri numerosi progetti parlano di questa dedizione piena di speranza. Continuate su questa strada! La speranza è molto importante per andare avanti.
Così abbiamo visto tre passi di donne e testimoni del Risorto. Se una consacrata non testimonia il Risorto, finisce lì la sua vita. Secondo, il cammino sinodale, ascoltare, guardare la realtà, toccare la realtà, non essere “in orbita”. E questo è il terzo, seminatrici di speranza. Care sorelle, ispirandomi al tema della vostra Assemblea, mi sono permesso di capovolgerlo un po’, per arrivare alla fine a dirvi che il Signore vi chiama ad essere con rinnovato entusiasmo «donne testimoni del Risorto, in cammino sinodale e seminatrici di speranza».
Il cammino sinodale non è avere risposte e prendere decisioni. Il cammino sinodale è camminare, ascoltare – ascoltare! –, sentire e andare avanti. Il cammino sinodale non è un parlamento; il cammino sinodale non è una raccolta di opinioni. Il cammino sinodale è mettersi in ascolto della vita sotto la guida dello Spirito Santo che è il protagonista del Sinodo. E voi andate su questa strada con rinnovato entusiasmo, come donne testimoni del Risorto.
Vi benedico di cuore e affido al Signore e a Maria Santissima ciascuna di voi e ciascuna delle consacrate che vivono la loro missione in Italia, perché siano testimoni nella Chiesa e nella società.
Vorrei dire una cosa alla fine: di stare attente con le malattie della vita consacrata, perché ce ne sono. Ne vorrei sottolineare una che è contro tutto quello che abbiamo detto: l’amarezza. Quello spirito di acidità dentro. Amaro. Sempre guardando le difficoltà, sempre facendo un monumento al “ma, però…”, sempre ripetendo che le cose non vanno… Ma l’amarezza è il liquore del diavolo: il diavolo ci cucina dentro, con questo liquore. Non parlo dell’ottimismo: l’ottimismo è una cosa psicologica. Parlo di speranza, di apertura allo Spirito, e questo è teologico, e una vocazione religiosa deve andare su questo cammino. Ma quando si coltiva l’aceto invece dello zucchero, qualcosa non funziona. L’amarezza, l’acidità del cuore, fa tanto male. Per favore, quando voi vedrete che in una comunità o qualche suora che è su questo, aiutatele a uscire da questa situazione; aiutate a uscire dalla situazione delle persone malinconiche che sempre pensano: “Ah i tempi andati erano meglio! Le cose non vanno, e qui e là…”. Questo è l’elisir del diavolo, questa amarezza, liquore di amarezza. Per favore, niente di questo! Soltanto lasciare che sia lo Spirito a darci questa dolcezza che è una dolcezza spirituale.
Vi auguro il meglio e vi chiedo un favore: pregate sempre per me, come al solito. Perché questo lavoro non è per niente facile! Grazie".