lunedì 9 settembre 2024
Francesco si è anche congedato dalla Papua Nuova Guinea, con un ultimo festoso incontro. Diecimila giovani allo stadio cantano e pregano con lui. «Imparate la lingua dell'amore e del servizio»
Il Papa all'arrivo a Dili, Timor Est

Il Papa all'arrivo a Dili, Timor Est - REUTERS

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Il Papa è atterrato a Dili, capitale di Timor Est, alle 7,20 ora italiana, per la terza tappa del suo viaggio in Asia e Oceania. Oltre tre ore di volo è durato lo spostamento da Port Moresby alla capitale timorese. Tra breve Francesco si recherà al palazzo presidenziale per la cerimonia di benvenuto ufficiale e parlerà al corpo diplomatico e alle autorità. Strepitosa l'accoglienza della città, con decine di migliaia di persone in festa lungo la strada che dall'aeroporto conduce in centro.

La giornata di Francesco, però era iniziata a Port Moresby, in Papua Nuova Guinea, dove, prima del congedo, aveva incontrato 10mila giovani nello stadio cittadino, lo stesso dove domenica aveva celebrato la Messa. "Non potevo partire senza salutarvi", dice ai ragazzi. "Sono felice di questi giorni trascorsi nel vostro Paese, dove convivono mare, montagne e foreste tropicali; ma soprattutto un Paese giovane abitato da tanti giovani". Per questo il Papa mette quasi completamente da parte il discorso scritto e inizia un dialogo con i presenti. "Imparate la lingua dell'amore, del cuore, della vicinanza e anche del servizio", raccomanda. E poi, facendo riferimento al racconto biblico della Torre di Babele, particolarmente attuale in una terra in cui si parlano 800 lingue e dialetti, prosegue: "Che cosa scegliete? La confusione o l'armonia?". Quando rispondono "l'armonia", commenta: "Siete bravi, eh"?!". E allora, aggiunge Bergoglio, "è importante che impariamo questa lingua comune dell'amore. Siate Wantok dell’amore!”. (“Wantok” è il termine papuano che indica chi parla una certa lingua e appartiene ad un certo gruppo etnico. n.d.r.)

Il Papa durante l'incontro con i giovani a Port Moresby

Il Papa durante l'incontro con i giovani a Port Moresby - REUTERS

A guardare il colpo d'occhio dello stadio Sir John Guise di Port Moresby, si direbbe che questo linguaggio sia già nel Dna dei 10mila giovani presenti. Canti e balli, cori per il Papa, sventolio di bandiere e diversità di colori. Abiti tradizionali e vestiti all'occidentale. Ai piedi del palco una ventina di ragazzi e ragazze, ognuno appartenente a un'etnia diversa. Poi una danza etnica in onore del Pontefice. Insomma tanta diversità, ma anche una profonda unità di intenti. Il Papa invita a guardare in alto: "Senza Dio, senza trovare in Lui un 'linguaggio' che ci unisce e ci tiene in connessione, ci disperdiamo, ciascuno pensa a sé stesso e ai propri bisogni".

Invece, contro il male dell’indifferenza, prosegue il Papa, “dovete avere l’inquietudine del cuore di prendervi cura degli altri”. E ricorda che “c’è un rapporto molto importante nella vita di un giovane, la vicinanza con i nonni”. Infine Francesco introduce un tema a lui molto caro: “Tutti possiamo sbagliare. Tutti. Ma l’importante è rendersi conto dello sbaglio. E dobbiamo sempre correggerci”. E ricorda la canzone di montagna che dice così: Nell’arte di salire, quello che importante non è non cadere, ma non rimanere caduto”..“E se vedete un amico, un compagno, un’amica, una compagna della vostra età che è caduto, che è caduta, cosa dovete fare? – domanda Papa Francesco - Ridere di quello?”. “No” rispondono in coro i giovani. “Tu devi guardarlo e aiutarlo a rialzarsi".

Così il Pontefice traduce in termini comprensibili per i giovani il bisogno di conciliazione sociale che sale dalla società papuana troppo spesso segnata dalla violenza. E' la consegna conclusiva di questa parte del viaggio. Una consegna che resterà nei cuori di tutti.

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