lunedì 24 febbraio 2020
Al termine delle giornate di "Mediterraneo frontiera di pace" Francesco parla a tutti, salutando Bari come «capitale dell’unità»
Da Bari una speranza che a tratti sconfina nell'entusiasmo

Fotogramma

COMMENTA E CONDIVIDI

L’altra volta, il 7 luglio del 2018, il Papa lo aveva visto solo in tv, anche se la Messa si celebrava solo qualche centinaia di metri più in là, sul lungomare. Adesso, invece, la signora Margherita è stata più fortunata. Il grande palco con l’altare è proprio in fondo a corso Vittorio Emanuele II, dove si trova il suo ristorante. Lei se ne sta in piedi fuori dal locale, minuta e asciutta, uno scialle etnico sulle spalle e la crocchia di capelli neri neri. È una di quelle donne che sembrano fatte di niente, ma che niente – si capisce al primo sguardo – riuscirebbe a spezzare. Se qualcuno glielo chiede, presta volentieri una sedia per far fronte alla stanchezza che, dopo un po’, si fa sentire. Ma per il resto non c’è verso che si distragga. Mormora le orazioni, intona a voce bassa i canti. Ricorda la liturgia a memoria, non sbaglia una parola. Quando, a funzione ormai terminata, mi avvicino per dirle che è bello vedere qualcuno pregare così, lei ringrazia, risponde di essere «molto cristiana» e, con una punta di timidezza, chiede se sono sicuro che l’auto di Francesco passi di nuovo da dove è arrivata prima.

Nella domenica del Papa il corso è un Mediterraneo in miniatura. Un lato della strada in pieno sole, con qualche turista di passaggio che ne approfitta per una timida prova di abbronzatura. E un altro in ombra, di modo che a scaldarsi non bastano sciarpa e giubbotto. Riva sud e riva nord, ancora una volta, e ovunque tanti volti affacciati a balconi e finestre. Dalla parte più illuminata – e più vicina alla città vecchia – le case hanno un aspetto tradizionale e semplice: da lì spuntano famiglie abbigliate alla buona, a volte con addosso una tuta che potrebbe essere un pigiama. I loro dirimpettai stanno in palazzi più moderni e imponenti, segno delle trasformazioni urbanistiche che hanno investito Bari nel secondo Novecento. Da quegli interni spira un’aria formale, si intuisce che c’è stata una rete di inviti, il vestito buono è d’obbligo. Eppure Francesco parla a tutti, a tutti fa arrivare la sua voce che è già chiara durante l’incontro trasmesso dalla basilica di San Nicola («Guarda, guarda, sta scendendo nella cripta», commenta una donna quando i maxischermi restituiscono l’immagine della visita alla tomba del patrono). Il Papa saluta Bari come «capitale dell’unità» e Pietro, uno dei ministri straordinari dell’Eucarestia che tra poco si distribuiranno lungo il corso sotto tanti ombrelli bianchi, non trattiene l’orgoglio: «Lo dico sempre, io, che la nostra è una città importante…».

Ancora più forti le parole di Francesco risuonano durante l’omelia, incentrata su uno dei temi fondamentali del Pontificato, quell’«estremismo della carità» che, ripete il Papa, è «l’unico estremismo cristiano lecito: l’estremismo dell’amore». Tutt’intorno è ormai un pullulare di passeggini e carrozzine, di sgabelli più o meno improvvisati, di rare mascherine contro il coronavirus, di manipoli di giovani con zaini e zainetti. I più riconoscibili sono gli scout, che però questa volta, a differenza di quanto accaduto per la visita del Papa nel 2018, non sono coinvolti direttamente nell’organizzazione.

«Si tratta comunque di un’esperienza educativa – afferma uno dei responsabili dell’Agesci barese, Massimo Trotta –. Per i ragazzi è l’occasione di mescolarsi agli altri senza lasciarsi assorbire dal rumore di fondo». Che per l’intera mattina è molto debole, in effetti. Già un paio di ore prima che iniziasse la Messa, il corso trasmetteva la sensazione di una comunità ordinata, paziente e piena di speranza. Perché questo, in fondo, è il segno più evidente che le giornate di "Mediterraneo frontiera di pace" lasciano a Bari: una speranza che a tratti sconfina nell’entusiasmo. A un certo punto, anch’io vengo scambiato per uno di qui, tanto che una madre prova a presentarmi a un conoscente: «C’è pure mio figlio», annuncia indicandomi. L’equivoco si risolve in un sorriso, ma torna in mente il titolo di un piccolo classico locale, San Nicola è amante dei forestieri di Franco Sorrentino. Più mediterranei di così davvero non si potrebbe essere.
La Messa finisce, il Papa percorre un’ultima volta il corso. Anche la ragazza che si era intrufolata tra i fedeli per vendere i suoi palloncini annodati a forma di animali alza lo smartphone per scattare una foto. La signora Margherita applaude, si fa il segno della Croce e poi scappa in cucina, a preparare per mezzogiorno.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI