La lettera apostolica (Romano Siciliani)
Concluso il Giubileo “è tempo di guardare avanti e di comprendere come continuare con fedeltà, gioia ed entusiasmo a sperimentare la ricchezza della misericordia divina”. E “le nostre comunità potranno rimanere vive e dinamiche nell’opera di nuova evangelizzazione nella misura in cui la ‘conversione pastorale’ che siamo chiamati a vivere sarà plasmata quotidianamente dalla forza rinnovatrice della misericordia”.
È questa l’esortazione di Papa Francesco a tutto il popolo cristiano con la Lettera apostolica diffusa al termine dell’Anno della misericordia, con la quale inoltre stabilisce la Giornata mondiale dei poveri da celebrare la 33ma domenica del tempo ordinario e concede stabilmente a tutti i sacerdoti di assolvere il peccato di aborto.
“Misericordia et misera” è il titolo del documento pontificio. Sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera narrato dal Vangelo di Giovanni. Infatti non si poteva trovare “espressione più bella e coerente di questa per far comprendere il mistero dell’amore di Dio quando viene incontro al peccatore: ‘Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia’”. Con un insegnamento che “viene a illuminare la conclusione del Giubileo Straordinario della Misericordia” e “indica il cammino che siamo chiamati a percorrere nel futuro”.
Papa Francesco esorta a riscoprire la “gioia” suscitata dalla misericordia e dal perdono, specialmente oggi quando siamo immersi “in una cultura spesso dominata dalla tecnica” e “sembrano moltiplicarsi le forme di tristezza e solitudine in cui cadono le persone, e anche tanti giovani”. Di qui l’urgenza di avere “testimoni di speranza e di gioia vera, per scacciare le chimere che promettono una facile felicità con paradisi artificiali”.Il Pontefice invita tutti a “celebrare la misericordia”.
Nella liturgia infatti e in tutta la vita sacramentale, specialmente nei sacramenti “di guarigione” della Riconciliazione e dell’Unzione dei malati “la misericordia ci viene donata in abbondanza”. Perché “nella preghiera della Chiesa il riferimento alla misericordia, lungi dall’essere solamente parenetico, è altamente performativo, vale a dire che mentre la invochiamo con fede, ci viene concessa; mentre la confessiamo viva e reale, realmente ci trasforma”. Importante è poi “l’ascolto della Parola di Dio” durante la messa e quindi l’omelia “per far vibrare il cuore dei credenti dinanzi alla grandezza della misericordia!”.
“Raccomando molto – ribadisce il Papa - la preparazione dell’omelia e la cura della predicazione”. Insistendo sul fatto che “essa sarà tanto più fruttuosa, quanto più il sacerdote avrà sperimentato su di sé la bontà misericordiosa del Signore”.
Importante è anche la lettura della Bibbia, che è “il grande racconto che narra le meraviglie della misericordia di Dio”. A riguardo il vescovo di Roma suggerisce che “ogni comunità, in una domenica dell’Anno liturgico, potesse rinnovare l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura: una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo”. E rinnova l’auspicio per una “diffusione più ampia della lectio divina”.
Naturalmente “la celebrazione della misericordia avviene in modo del tutto particolare con il Sacramento della Riconciliazione”. A questo proposito il Pontefice ha espresso gratitudine per l’azione pastorale dei Missionari della Misericordia e ha stabilito che “questo ministero straordinario” non si concluda con la chiusura della Porta Santa ma che “permanga ancora, fino a nuova disposizione, come segno concreto che la grazia del Giubileo continua ad essere, nelle varie parti del mondo, viva ed efficace” con il coordinamento del del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
A tutti i sacerdoti Papa Francesco rinnova l’invito a prepararsi “con grande cura” al ministero della Confessione, ricordando che “non c’è legge né precetto che possa impedire a Dio di riabbracciare il figlio che torna da Lui riconoscendo di avere sbagliato, ma deciso a ricominciare da capo”. Infatti “fermarsi soltanto alla legge equivale a vanificare la fede e la misericordia divina” e “anche nei casi più complessi, dove si è tentati di far prevalere una giustizia che deriva solo dalle norme, si deve credere nella forza che scaturisce dalla grazia divina”.
In questa chiave il Pontefice ricorda che “un’occasione propizia può essere la celebrazione dell’iniziativa 24 ore per il Signore in prossimità della IV domenica di Quaresima, che già trova molto consenso nelle Diocesi e che rimane un richiamo pastorale forte per vivere intensamente il Sacramento della Confessione”.
E proprio in forza di questa esigenza, “perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio”, Papa Francesco concede “d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto”, che “è un peccato grave”. Così, aggiunge, “quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare viene ora esteso nel tempo, nonostante qualsiasi cosa in contrario”.
Il Pontefice inoltre estende anche oltre il periodo giubilare la concessione fatta “ai fedeli che per diversi motivi frequentano le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X di ricevere validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale dei loro peccati”. E questo “per il bene pastorale di questi fedeli, e confidando nella buona volontà dei loro sacerdoti perché si possa recuperare, con l’aiuto di Dio, la piena comunione nella Chiesa Cattolica”.
Nella sua Lettera Apostolica Papa Francesco approfondisce quindi il fatto che “la misericordia possiede anche il volto della consolazione”. Con parole, gesti e anche con il silenzio, “perché a volte non ci sono parole per dare risposta agli interrogativi di chi soffre”.
E in particolare sottolinea come “in un momento particolare come il nostro, che tra tante crisi vede anche quella della famiglia, è importante che giunga una parola di forza consolatrice alle nostre famiglie”. In particolare, rimandando ai paragrafi 291-300 dell’Amoris Laetitia ricorda che “l’esperienza della misericordia ci rende capaci di guardare a tutte le difficoltà umane con l’atteggiamento dell’amore di Dio, che non si stanca di accogliere e di accompagnare”.
E questo richiede, “soprattutto da parte del sacerdote, un discernimento spirituale attento, profondo e lungimirante perché chiunque, nessuno escluso, qualunque situazione viva, possa sentirsi concretamente accolto da Dio, partecipare attivamente alla vita della comunità ed essere inserito in quel Popolo di Dio che, instancabilmente, cammina verso la pienezza del regno di Dio, regno di giustizia, di amore, di perdono e di misericordia”.
Papa Francesco ricorda poi che questo Anno giubilare “ci ha immesso nella via della carità che siamo chiamati a percorrere ogni giorno con fedeltà e gioia”, perché “voler essere vicini a Cristo esige di farsi prossimo verso i fratelli, perché niente è più gradito al Padre se non un segno concreto di misericordia”. E confessa che durante l’Anno Santo, “specialmente nei ‘venerdì della misericordia’”, ha “potuto toccare con mano quanto bene è presente nel mondo”, anche se “spesso non è conosciuto perché si realizza quotidianamente in maniera discreta e silenziosa”.
Di qui l’invito di “dare spazio alla fantasia della misericordia per dare vita a tante nuove opere, frutto della grazia”, che si occupino delle popolazioni che ancora oggi “soffrono la fame e la sete”, o delle “masse di persone continuano a migrare da un Paese all’altro in cerca di cibo, lavoro, casa e pace”. Perché “la cultura dell’individualismo esasperato, soprattutto in occidente, porta a smarrire il senso di solidarietà e di responsabilità verso gli altri”.
E “Dio stesso rimane oggi uno sconosciuto per molti”, il che “rappresenta la più grande povertà e il maggior ostacolo al riconoscimento della dignità inviolabile della vita umana”.
Insomma, spiega il Papa, “le opere di misericordia corporale e spirituale costituiscono fino ai nostri giorni la verifica della grande e positiva incidenza della misericordia come valore sociale”. E la Chiesa “dev’essere sempre vigile e pronta per individuare nuove opere di misericordia e attuarle con generosità ed entusiasmo”. Infatti “il carattere sociale della misericordia esige di non rimanere inerti e di scacciare l’indifferenza e l’ipocrisia, perché i piani e i progetti non rimangano lettera morta”.Di qui l’invito a “far crescere una cultura della misericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli”. In modo da poter “dar vita a una vera rivoluzione culturale proprio a partire dalla semplicità di gesti che sanno raggiungere il corpo e lo spirito, cioè la vita delle persone”. E superando a tentazione di fare la “teoria della misericordia”.
La Lettera apostolica di Papa Francesco si chiude con la decisione, maturata sulla luce del “Giubileo delle persone socialmente escluse”, di istituire, come “ulteriore segno concreto di questo Anno Santo straordinario”, la Giornata mondiale dei poveri da celebrare in tutta la Chiesa, nella ricorrenza della XXXIII Domenica del Tempo Ordinario. “Sarà – scrive il Pontefice - la più degna preparazione per vivere la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il quale si è identificato con i piccoli e i poveri e ci giudicherà sulle opere di misericordia”. Sarà “una Giornata che aiuterà le comunità e ciascun battezzato a riflettere su come la povertà stia al cuore del Vangelo e sul fatto che, fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa (cfr Lc 16,19-21), non potrà esserci giustizia né pace sociale”.
Sarà una Giornata che “costituirà anche una genuina forma di nuova evangelizzazione (cfr Mt 11,5), con la quale rinnovare il volto della Chiesa nella sua perenne azione di conversione pastorale per essere testimone della misericordia”.